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Sanremo, il monologo di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne commuove la platea

Un monologo per ricordare che la violenza contro le donne è "un'emergenza nazionale, ma anche internazionale", un dramma che riguarda tutti, al di là delle appartenenze e degli steccati, "un tema apartitico e culturale importante" che ha diritto di cittadinanza su Rai1 all'interno dell'evento per eccellenza, il Festival di Sanremo.

Rula Jebreal non tradisce le attese: la giornalista italo-israeliana, 46 anni, consigliera del presidente Macron per il gender gap, analista di politica estera, autrice di romanzi, docente di diritti umani all'università di Miami, porta all'Ariston un respiro internazionale e una tragedia urticante e irrisolta come il femminicidio, preparandosi a dire "cose che non ho mai confessato neanche a me stessa fino a 40 anni", sottolinea.

L'hanno preceduta le polemiche sollevate dal centrodestra, in particolare per alcune sue posizioni critiche nei confronti dell'Italia e del suo razzismo, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni schierati contro il rischio di "comizi" dal palco o "monologhi senza contraddittorio".

Lei stessa aveva denunciato un veto sovranista ai suoi danni, poi superato. Veleni che oggi archivia con elegante distacco: "Ringrazio tutti coloro che mi hanno criticato, mi hanno offerto uno stimolo in più per rendere al meglio". "Mentre sono qui a parlare, molte donne in Italia e nel mondo subiscono violenze, vengono messe in prigione per la richiesta del diritto al voto e c'è una ragazza saudita di 28 anni, Loujain Al-Hathloul, torturata perché ha chiesto di guidare la macchina", si accalora Rula, amica di Marie Colvin dell'Independent, uccisa in Siria nel 2012, e del giornalista saudita Jamal Khashoggi, scomparso nel 2018. E collega di Nadia Murad, l'attivista irachena yazida rapita e stuprata dall'Isis, alla quale devolverà metà del compenso per Sanremo: "Non dirò l'entità del cachet", rivendica rispondendo a chi le chiede se è vero che la Rai abbia staccato per lei un assegno da 25mila euro.

"Il vero tema, piuttosto, è capire perché nel 2020 le donne vengono ancora pagate il 25% in meno rispetto agli uomini che fanno il loro stesso lavoro".

Poi una stoccata ai media: "Ancora prima della trattativa con Rai il mio compenso rimbalzava già nelle indiscrezioni: anche questo dovremmo chiederci, perché si usi la stampa per portare avanti numeri non ancora accertati", aggiunge. Ha incontrato Amadeus per la prima volta a ottobre. "Gli ho detto che avrei voluto parlare di violenza contro le donne e ha subito abbracciato questo tema, ammiro il suo coraggio. E sono felice di parlarne davanti a una donna giovane come Diletta Leotta e davanti a mia figlia: dirò cose che non ho mai detto nemmeno a me stessa finché non ho compiuto 40 anni e sono felice di dirle e condividerle con voi".

L'idea, appunto, è "parlare a tutti, agli uomini, alle donne: quando c'è un abuso di qualsiasi genere riguarda tutti, il paese, la città la comunità degli esseri umani".

All'Ariston avrebbe voluto portare un contributo di Michelle Obama, "non sul palco per ragioni di sicurezza, ma magari in collegamento satellitare. È una donna straordinaria, di una famiglia semplice del sud di Chicago, diventata dal nulla First Lady degli Stati Uniti: spero che un giorno questo messaggio di speranza e di uguaglianza possa trovare spazio qui o su Rai1".

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