Sanremo 2021 "non sarà un evento pubblico". Se il nuovo Dpcm, in vigore fino al 5 marzo, non consente spettacoli aperti al pubblico nei teatri e nei cinema anche all’aperto, anche all’Ariston "non c'è alcuna ipotesi di presenza di pubblico né pagante, né su inviti". A sottolineare "una certezza, scontata anche per la Rai" è il prefetto della città dei fiori, Alberto Intini, dopo il primo incontro con l’azienda incentrato sul piano sicurezza per il prossimo Festival, confermato dal 2 al 6 marzo. Un primo faccia a faccia di circa un’ora, in vista dei successivi incontri anche con la Asl e con il sindaco, Alberto Biancheri, in cui si scenderà nei dettagli del protocollo sanitario e organizzativo che Viale Mazzini sta mettendo a punto per sottoporlo alle autorità competenti cercando di limitare il più possibile le occasioni di contagio.
Intini: "Sanremo non farà eccezione"
Per il pubblico la soluzione potrebbe essere quella di aprire la platea a un numero ridotto di figuranti. L’unica deroga alla quale fa cenno il prefetto è quella della serata finale del 6 marzo. "E' ancora tutto in itinere e prima di compiere valutazioni bisognerà capire l’evolversi della situazione - sottolinea ancora Intini -:l’unica cosa che mi sento di dire è che la norma è chiara e Sanremo non sarà un’eccezione". Altro nodo è la gestione del centro della città, un dedalo di stradine tradizionalmente invaso da curiosi, starlette, telecamere, addetti ai lavori, già da diversi anni blindato in una sorta di "zona rossa" tra chiusure e misure anti antiterrorismo. "Il programma televisivo sarà tarato in base ai riverberi che può avere sulla città", si limita a sottolineare Intini, lasciando intendere che per evitare gli assembramenti potrebbero essere ridimensionate le attività che negli ultimi anni si sono svolte fuori dell’Ariston.
Sala Stampa: massimo 80 giornalisti
Quanto alla sala stampa, i giornalisti accreditati dovrebbero essere non più di 70-80, ospitati al Palafiori o al Casinò, mentre ai fotografi sarebbe riservata la galleria del teatro. Tutte ipotesi da confermare. Intanto, dopo la richiesta di un protocollo validato dal Comitato tecnico scientifico avanzata nei giorni scorsi dalla Fimi (Federazione dell’industria musicale italiana) è il presidente dell’Afi (Associazione fonografi italiani) Sergio Cerruti, insieme con i produttori musicali indipendenti della Pmi (Produttori musicali indipendenti) e la stessa Fimi, a chiedere al ministro della Salute Speranza e al Cts di "intervenire quanto prima per definire le linee guida necessarie a garantire la sicurezza sanitaria del Festival di Sanremo"
Cerruti (Afi) scrive a Speranza: "Scelta eticamente sbagliata. Posticipare a settembre"
Cerruti ha indirizzato una lettera al ministro Roberto Speranza, al Commissario Straordinario per l’emergenza Covid19, Domenico Arcuri e all’amministratore delegato Rai, Fabrizio Salini. "La scelta di confermare la kermesse per il prossimo mese di marzo, senza un chiaro protocollo, è eticamente sbagliata. Non si può rischiare con la salute delle persone", sostiene Cerruti. "Con una pandemia di questa portata - aggiunge -sarebbe stato opportuno posticipare il Festival nei mesi estivi o a settembre, in considerazione del fatto che non sono state ancora individuate le procedure per garantire la salute di tutti gli artisti, degli operatori e del pubblico in sala. Che cosa succederebbe se un cantante si dovesse ammalare? Chi ne risponde? La Rai è un servizio pubblico e non può avere autonomia di scelta su una manifestazione come il Festival, durante una pandemia che, a marzo, non sarà finita, anzi già si teme la terza ondata".
"Perchè l'Ariston dovrebbe fare eccezione?"
"Si pensi poi che lo spettacolo si terrà all’interno dell’Ariston, che è un teatro, non si capisce perchè dovrebbe far eccezione rispetto alle regole previste a livello nazionale. Se è vero - conclude Cerruti - che il Cts può intervenire esclusivamente previa richiesta del ministro, chiediamo a quest’ultimo di pronunciarsi quanto prima per definire delle regole certe".