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Sanremo 2021: Fiorello lancia già l'Amadeus Ter

Il pubblico - sostiene Amadeus - ha bisogno di leggerezza: sappiamo quello che sta accadendo, Sanremo non risolve i mali del mondo, ma può regalare cinque serate di musica e spensieratezza

Amadeus e Fiorello sul palco

Lo «scoop dell’anno» ce l’ha già pronto Fiorello: «Ama me lo ha confidato alle 11.30, è venuto in camera mia in pigiama e mi ha detto: "Io l’anno prossimo voglio fare il Sanremo ter, perché questo è l’anno della rinascita, l'anno prossimo voglio godermi quello del boom». E Amadeus replica: «Lui mi ha risposto: "Sappi che non ti lascerò mai". La gag tra i due amici, pronti alla sfida di Sanremo 2021, al via martedì 2 marzo, va in scena in apertura di Domenica in: "Mara, pensiamo a quello che sta per iniziare», frena il conduttore e direttore artistico. Poi, in chiusura di collegamento, alla Venier che lo incalza di nuovo sul prossimo anno, sta al gioco e risponde sornione: «Non confermo e non smentisco».

«Sarà un Sanremo diverso dall’anno scorso - sottolinea ancora il presentatore - per l’assenza del pubblico, ma sul palco lo spirito sarà lo stesso dell’anno scorso. Con Fiorello il 70 per cento di quello che facciamo è improvvisato, è il gioco che c'è tra di noi. Certo - ammette -, il contorno è strano, la sera quando esci dopo le prove è deserto, l’anno scorso c'erano migliaia di persone. Ma siamo entrati nella "modalità senza pubblico", pensiamo a chi ci guarderà da casa e in teatro avremo l'orchestra meravigliosa del festival: quando vediamo le loro reazioni, i sorrisi, quando incrociamo i loro sguardi, i musicisti diventano il pubblico presente in sala». In un’Italia nella morsa del Covid, «il pubblico - sostiene Amadeus - ha bisogno di leggerezza: sappiamo quello che sta accadendo, Sanremo non risolve i mali del mondo, ma può regalare cinque serate di musica e spensieratezza». Per chi, come lui, ha iniziato alla radio ("venivo qui da giovane a fare le interviste ai cantanti e non avevo accesso all’Ariston"), fare Sanremo è "un sogno realizzato: il festival è la storia della musica, del costume, del Paese: ecco perché era importante non fermarlo, è un segnale di riapertura verso tutto il settore che ha sofferto. Se cancellare il festival fosse servito a riaprire ristoranti, cinema, bar, non avrei esitato a fermarmi, ma dietro ci sono musicisti, tecnici, operai che lavorano: ci auguriamo che sia l'inizio e che possano riaprire anche altri settori». Al centro, l’impegno a rinnovare il cast: «La tendenza era già iniziata con Baglioni, con Mahmood che venerdì sarà con noi, poi con Achille Lauro, Diodato, Junior Cally: la missione è portare cantanti anche nuovissimi, come Maneskin, Fulminacci o Madame che ha milioni di visualizzazioni».

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