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Amadeus: "Non ci sarà il terzo Sanremo di fila mio e di Fiorello"

«Non ci sarà l’Ama ter, lo abbiamo già deciso io e Fiorello. Se un giorno la Rai vorrà ancora affidarci il festival, magari prima dei 70 anni, sarà una grandissima gioia. Ma il terzo di seguito non ci sarà». Il volto segnato dalla stanchezza, Amadeus - almeno per il momento - dice addio a Sanremo. «Per me è un evento, non un programma televisivo. Parte da un’idea e poi si realizza, non può essere routine», spiega. «Ringrazio la Rai che mi ha regalato due anni indimenticabili. Ma non vedo l’ora di tornare ai miei giochi, ai miei quiz, alla mia normalità».

Mancano poche ore alla finale dell’edizione forse più complicata della storia del festival, che il direttore di Rai1, Stefano Coletta, non esita a definire «eroica» e «di grande resilienza», in un contesto drammatico, con il Paese a fare i conti con la terza ondata della pandemia. «In una settimana in cui la gente non ha smesso di informarsi, mentre i contagi aumentano, è un atto eroico aver realizzato un’operazione culturale fortissima. Abbiamo risposto agli appelli dei ministri, della politica, di chi guida questo Paese a dare un segnale di intrattenimento sobrio. E’ stata un’azione di grande coraggio, nobiltà, sintonia con il Paese», sottolinea. Amadeus rivendica il pregio della «sincerità» e archivia «con orgoglio» la sua esperienza a Sanremo, «l'apice della carriera per un conduttore. Sono grato alla Rai, a Teresa De Santis, che l'anno scorso mi ha affidato il festival, a Coletta che mi ha richiamato. Una proposta per due anni di seguito è un motivo di grande soddisfazione. Ringrazio l’amministratore delegato Fabrizio Salini. Sono stati due Sanremo storici, l’edizione dei 70 anni e poi questa. Ma dopo due edizioni così, non ci sarà la terza».

Le polemiche? «Sanremo è un simbolo, tutto ciò che accade qui può essere ingigantito in una maniera incredibile e ho sempre avvertito questa responsabilità. Penso a Beatrice Venezi e alla sua decisione di farsi chiamare "direttore" e non "direttrice d’orchestra", all’appello per Patrick Zaki, alla battaglia dei lavoratori dello spettacolo. Chiunque salga su quel palco ha dovere di rispettarlo come e più di qualsiasi altro appuntamento televisivo. Sanremo appartiene all’Italia, dobbiamo andarne fieri», ribadisce Amadeus, che la direttrice di Radio2, Paola Marchesini - stando ai rumors raccolti da Dagospia - vorrebbe ora in coppia con Fiorello alla guida di uno show. Gli ascolti del festival, forse al di sotto delle aspettative di chi, con l’Italia costretta in casa dal coprifuoco, aveva pronosticato il boom, sono in linea con la media degli ultimi vent'anni. La quarta serata ha raccolto poco più di 8 milioni e il 44.7% di share, migliorando leggermente la performance della notte dei duetti e delle cover (7 milioni 653 mila spettatori con il 44.3%), ma confermando la distanza dal risultato record dell’anno scorso (53.3%). La Rai però si consola con il boom digitale, in particolare sulle fasce 14-24 e 25-34 anni, con una crescita del 100%, e con il successo on demand e social.

Un patrimonio che la rete ammiraglia deve ora capitalizzare: la sfida, spiega Coletta, sarà «non solo continuare a produrre contenuti che attraggano i target giovani, come è successo con Sanremo l’anno scorso e quest’anno, ma portarli dentro un meccanismo di maggiore serialità», senza perdere la vocazione generalista. Da qui si riparte per il futuro, anche del festival: «Il no di Amadeus? Ha detto quello che sente in questo momento, bisogna far sedimentare le idee, ne riparleremo». C'è chi evoca il nome di Alessandro Cattelan, che da qualche anno circola come candidato per il festival, «ma non c'è nessuna considerazione riguardo a Sanremo. Stiamo ragionando su un possibile evento. Sicuramente non ha mai parlato, almeno con me, del festival», frena Coletta. In generale, «lo sguardo verso talenti più giovani deve essere un dovere del servizio pubblico. Andrea Delogu? Mette insieme contemporaneità, intelligenza, grande effervescenza. Ma quanto a Sanremo - conclude - sono un riflessivo: ne riparliamo dopo averci pensato».

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