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Festival di Sanremo, le pagelle al primo ascolto. Mengoni da battere, Ultimo col suo pianoforte

Marco Mengoni

Ecco le canzoni del Festival di Sanremo al primo ascolto (nell’ordine in cui le abbiamo ascoltate).

GIANLUCA GRIGNANI - Quando ti manca il fiato - 6,5. Struggente omaggio al padre e a tutti i difficili rapporti padre-figli. Ballad sofferta ("Non fare accordi con i ricordi"), che segna il ritorno del cantautore. Pace fatta con il padre e con il palco.

COLAPESCE DIMARTINO - Splash - 7. Lucio Battisti come riferimento, Musica Leggerissima sullo sfondo. Il duo tenta di bissare il successo sanremese: sfida impegnativa.

ART. 31 - Un bel viaggio - 5.5. A 50 anni il bilancio su ciò che hai fatto, vissuto e lasciato è inevitabile. Pezzo generazionale ("Non volevamo crescere. Anche morire giovani non puoi più perché adesso c'hai la family e dipende da te") e molto radiofonico, ricorda sonorità alla Max Pezzali.

gIANMARIA - Mostro - 6.5. Ritornello furbo per l’elettropop del vincitore di Sanremo Giovani (arrivato da X Factor 2021). "Ma che ti sembro un mostro? Guarda che sono a posto», rappa il 19enne che reclama un posto tra i grandi.

ANNA OXA - Sali - 6. Francesco Bianconi e Kaballà scrivono per lei un testo ermetico e vagamente mistico, in cui si cita anche Dio. A salvare il tutto la voce sempre inarrivabile di sua maestà Oxa.

MR. RAIN - Supereroi - 4.5. «Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro». "Stringimi le mani, perché siamo invincibili vicini». Metafore un pò banali e immagini trite per il rapper che non centra la porta e manda la palla sugli spalti.

ROSA CHEMICAL - Made in Italy - 5. La quota dance del festival di quest’anno, tra citazioni di Vasco e Celentano nel testo. Un pò di leggerezza che però non riesce a sfondare.

GIORGIA - Parole dette male - 6,5. «Ricordo le ultime parole quelle dette male, maledette». Fa i conti con i rimpianti Giorgia (e qualcuno ha voluto vederci un riferimento ad Alex Baroni, morto nel 2002), che porta le sue sfumature soul e blues all’Ariston.

LDA - Se poi domani - 5. Ballad un pò acerba per il figlio di Gigi D’Alessio che sembra rifarsi a Perfect di Ed Sheeran e alla tradizione del cantautorato classico.

LAZZA - CENERE - 6.5. Il re delle classifiche 2022 fa i conti con il successo e con se stesso: «Primo in classifica ma non importa, mi sento l’ultimo come persona», canta il disagio nel rapporto con gli altri e con l’amore, ma promette di diventare hit (grazie anche alla collaborazione con Dardust e Davide Petrella).

ARIETE - Mare di guai - 6. Ballad indie, con la firma di Calcutta tra gli autori, che non nasconde l’amore tra due donne ("tu eri più bella di me"). Ascolto piacevole.

SETHU - Cause perse - 4. Il titolo non promette bene, ma Sethu si carica del difficile compito di portare il rock al festival. Tanto ritmo, ma la strada è ancora lunga.

TANANAI - Tango - 6.5. Dimenticate l’ironia e la leggerezza di Sesso Occasionale (che pure arrivò ultima), Tananai torna con una ballad straromantica ("Io tornerò un lunedì, ma non è mai lunedì"). Con l’orchestra crescerà.

LEVANTE - Vivo - 6.5. «Ho il destino stanco», canta Levante rivendicando ciò che si è. «Addio a tutti i dovrei, a tutti i se poi», per raccontare la depressione post partum. Inno femminista: «Vivo come viene/ vivo il male, vivo il bene/ Vivo come piace a me/ Vivo per chi resta e chi scompare».

LEO GASSMANN - Terzo cuore - 7. La firma di Riccardo Zanotti si sente, eccome. Pop alla maniera dei Pinguini Tattici Nucleari con Gassmann cresciuto e maturato dalla vittoria nei giovani di due anni fa. L’orchestra dell’Ariston non potrà che dare un valore aggiunto. E il podio potrebbe essere a un tiro di schioppo.

MODA' - Lasciami - 5. I Modà di altri tempi echeggiano nelle sonorità di questo brano che affronta il delicato tema della depressione. «Ho bevuto il veleno e ho capito la parte peggiore di me».

MARCO MENGONI - Due vite - 7.5. Il cantante torna a 10 anni da L’Essenziale. Ed è ancora lui l’artista da battere. Forse poteva osare di più, ma anche così è una spanna sopra.

SHARI - Egoista - 5. La giovane cantante promossa da Sanremo Giovani porta un pezzo urban firmato tra gli altri dal fidanzato Salmo. Disagio e difficoltà affettive ("Forse vorrei solo qualcuno da amare").

PAOLA E CHIARA - Furore - 5.5. Bentornati negli anni Novanta. Si riparte da dove abbiamo lasciato, ma meno incisivo di allora. Dance spinta, la radio ringrazia.

CUGINI DI CAMPAGNA - Lettera 22 - 5. I Cugini di Campagna in versione Pooh, con un brano de La Rappresentante di Lista (un pezzo rimasto nel loro cassetto?).

OLLY - Polvere - 4.5. Anche lui tra i 6 di Sanremo Giovani (ma era davvero necessario promuoverne così tanti?). Elettropop senza pretese.

ULTIMO - Alba - 6.5. Il pianoforte in apertura è il suo marchio di fabbrica. Rimane nella linea del cantautorato tradizionale che conosce bene, tra Venditti e Zero. L’orchestra sarà un appello vincente. Torna a Sanremo per vincere.

MADAME - Il bene nel male - 7. Polemiche a parte per l'indagine che la coinvolge, il brano convince e ben fa Amadeus a rivendicare il suo giudizio solo sul brano dai ritmi dance.

WILL - Stupido - 4.5. Ancora da Sanremo Giovani, ancora il dubbio sulla necessità di promuoverne sei. Convince poco e forse lui stesso è il primo a non essere convinto. «Volevo fare il poeta, ora l’essere umano».

MARA SATTEI - Duemilaminuti - 5.5. Nonostante Damiano dei Maneskin e il fratello thasup tra gli autori, il brano è una ballata (un pò tanto) classica vestita di ritmi urban: amore tossico, tra alcol e distruzione ("Ho capito che non era amore, ma soltanto un posto che avevi creato per me").

COLLA ZIO - Non mi va - 6. Indie pop che vuole essere esplosivo, ma rimane un pò sotto traccia. La band però promette di spettinare l’Ariston.

COMA_COSE - L’addio - 6. I Coma_cose fanno (giustamente e bene) i Coma_cose. Brano autobiografico, sulla loro crisi di coppia. «L'addio non è una possibilità», ma le fiamme negli occhi erano un’altra cosa.

ELODIE - Due - 6. Brano pop ben costruito. In linea con i suoi successi. Funzionerà.

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