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Sanremo Factor: ma è il Festival o “I migliori anni”?

Cristicchi e la canzone per Marcella Bella, Brunori sembra Marty McFly. Coma_Cose e Achille Lauro, scene da un matrimonio

Tuttalitaliatuttalitaliatuttalitalia… C’è chi da ieri sera non canticchia altro, e chi mente. Immaginate lo scenario: dall’anno prossimo il Festival potrebbe non essere più sulla Rai, e allora hai voglia a dire che Sanremo è Sanremo. “Tocca hambiare il jingle”, avrà detto Carlo Conti (voto 5) all’autore Gabry Ponte, “e voglio la parola Italia nel ritornello”. Solo che, nell’edizione del disimpegno mascherato da leggerezza, ci sono troppi riferimenti politici da dribblare: e Forza Italia no, e Fratelli d’Italia no, e Prima l’Italia no... Ah, ecco: tutta l’Italia. Basta non confondere i dati Auditel con le percentuali alle elezioni, o altro che Giorgia (Meloni, in questo caso: l’altra, quella che canta, si becca un bell’8 perché piace proprio a tutti, lei). Rispetto al festival di Amadeus qui andiamo un po’ di corsa, tanto che a un certo punto la Clerici lo fa anche notare: i giornali in chiusura ringraziano, la conduzione però risulta un po’ piatta e non dà spazio all’Antonellona nazionale – però l’ennesima battuta sul sugo anche no – e a un inedito Gerry Scotti in cravatta, almeno all’inizio, che sembra quello che si diverte di più e che riesce a infiltrare qualche spunto simpatico in un ritmo da Bullet Train giapponese (voto 8 a Gerry, 6 alla Clerici che omaggia lo sponsor Eni vestendosi da impianto fotovoltaico. Fortuna che Trenitalia ha detto come Willie Peyote: “Grazie ma no, grazie”).

Ma quello che salta agli occhi come filo conduttore è soprattutto questo clima di nostalgia, di passatismo che, più che il Festival, fa pensare di stare guardando “I migliori anni”: non basta un trio di conduttori certamente non di primo pelo, non basta Raf che a 65 anni suonati è ancora lì a cantare Self control come se il 1984 non fosse mai finito, non basta il ricordo degli amici che non ci sono più (Ezio Bosso e Fabrizio Frizzi), va bene Willie Peyote che cita i Jalisse, ma pure quando si doveva inventare un’esibizione che parlasse di pace senza disturbare troppo, non si poteva pensare a qualcos’altro che non fosse Imagine, che di anni ne ha più di cinquanta? E comunque sì, brave e commoventi l’israeliana Noa e la palestinese Mira Awad che da anni promuovono il dialogo in Medio Oriente, ma vuoi mettere che colpaccio se l’avesse cantata Bergoglio? Voto: ’900. E comunque pure Jovanotti ci ha i suoi quasi sessant’anni, anche se mette in piedi uno show entusiasmante. Se sapesse anche cantare, potrebbe farlo di mestiere.

Sui look dei cantanti in gara e dei conduttori avrete già letto tanto: sono uno dei principali motivi d’interesse del Festival, si sa. Però un paio di cose non le abbiamo capite: ok, i Coma_Cose, coppia anche nella vita che resterà nella storia per la coreografia del cuoricino, sono venuti direttamente dal ricevimento del matrimonio, ma alla fine lo sposo era Fausto o Achille Lauro? E soprattutto, Massimo Ranieri (voto 5) serviva ai tavoli? Voto 7 a loro (ma Francesca, devi dirci qualcosa o taci per sempre?) e 8 abbondante a Lauro, che ha pure una signora canzone. Il premio della critica per la mise va però obbligatoriamente a Irama: sembra Capitan Harlock, ci fanno notare dal divano. Voto 10. Chi invece sembra Marty McFly nella scena del ballo di Ritorno al futuro è Brunori Sas (voto 9 e non chiedeteci nemmeno perché): lo smoking spezzato ricorda piuttosto Marvin Berry & The Starlighters, la band immaginaria che in quella scena accompagna Michael J. Fox (vestita, per capirci, come i Pinguini Tattici Nucleari in Ringo Starr: non tanto sul palco di Sanremo 2020, ma nel video), lui però ha pure la chitarra uguale e non metteva la cravatta dai tempi di Come stai, quindi apprezziamo lo sforzo. Come apprezziamo l’omaggio di Simone Cristicchi (voto 9), con la sua delicata canzone che parla di Alzheimer, a Marcella Bella che sale sul palco dopo di lui pensando chiaramente di essere Loredana Bertè. Voto: 118. Nota di merito anche per il bravissimo Lucio Corsi (voto 9), soprattutto per il look da Pennywise, il pagliaccio malvagio di It. Il bello è che non è un costume: lui si veste proprio così.

Alla fine della puntata, la cinquina dei migliori secondo la sala stampa rispecchia come al solito il gusto un po’ snobbino dei giornalisti: i tre cantautori e la quota XFactor, ovvero Achille Lauro e Giorgia. I cinque che avremmo messo noi, per capirci... Il loro obiettivo ora è affrancarsi da questo “bacio della morte” – perché non è una novità che i giornalisti non sono proprio capaci di intercettare i gusti del pubblico – e non sprofondare in classifica quando sarà la volta del voto popolare: Lauro e Giorgia sono probabilmente al sicuro, Brunori Corsi e Cristicchi meno. Stasera si esibiranno solo quindici cantanti, ma tocca a Nino Frassica alla co-conduzione (con Cristiano Malgioglio e Bianca Balti): aspettiamoci qualcosa di speciale visto che l’ultima volta Nino commosse tutti con A mare si gioca, una poesia in musica di Tony Canto sul dramma dei migranti. Certo, a Giorgia (l’altra) probabilmente non piacerebbe.

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