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"Amici", l'algoritmo della vittoria e i segreti del successo

Il coach Vittorio Grigolo

Moltiplicate tre per sei, dividetelo per due, aggiungete l'80% o il 90% del televoto, mescolate con il giudice unico e la Var dei guardalinee aggregati e, forse, capirete che il regolamento del serale 2019 di “Amici”, in realtà, è un algoritmo di quelli che regolano le azioni di mezzo mondo virtuale e non.

Due sono le prerogative di “Amici”, che prescindono dalla vittoria, utile solo a offrire un momento di illusoria celebrità. La prima delle “fortune” di chi riesce a far parte della scuola è, appunto, quella di imparare sotto la guida pratica di personaggi dello spettacolo. La seconda è quella di mostrarsi a un pubblico quanto mai vario e composito, ma soprattutto di farsi conoscere dagli addetti ai lavori. Chi avrà successo nel futuro, ma soprattutto chi saprà mantenere la visibilità nel lungo periodo, potrà a buon diritto autoproclamarsi vincitore di “Amici”.

Detto ciò, quel che non ti aspetti da Maria De Filippi trova una sua ragione di esistere, cioè la coesistenza fra il pop e il bel canto, con una inedita inversione dei ruoli. Così Vittorio Grigolo, tenore in grande ascesa nel panorama lirico mondiale, si fa apprezzare dal pubblico e dai ragazzi per il carisma e la puntigliosità con la quale affronta il ruolo di coach di un programma televisivo, mentre Ricky Martin non sembra così tagliato per il compito di coach quanto per quello di motivatore.

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