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Gigi D'Alessio: "Niente nozze con Anna Tatangelo: se ci sposiamo, avvisiamo noi"

Interprete, autore, ambasciatore della musica napoletana in Italia e nel mondo. Ma Gigi D'Alessio, oggi, è soprattutto uno dei coach di 'The Voice of Italy'.

Per la prima volta ha accettato di passare dall'altra parte del palco e giudicare giovani artisti. Anzi, non giudicare, ma "consigliare", come spiega a LaPresse durante il forum MusicaPresse. Del programma in onda su Rai2 dice di amare la dinamicità: "Baudo - racconta - mi insegnò a non pensare solo all'auditel, ma al 'qualitel'". Ecco perchè il 'sì' a un talent, dopo tanti rifiuti ad altre esperienze simili: "Prima l'attività di coach era vista come una cosa diversa dalla musica, invece aggiunge, è un percorso parallelo. Noi in Italia ci arriviamo qualche anno dopo".

L'unica sofferenza, per Gigi, è dover mandare a casa qualcuno dei talenti: "E' un meccanismo che ti fa star male, vedo ragazzi dell'età dei miei figli che piangono. Sto cercando di essere professionale, quindi miro a scegliere chi mi sembra più pronto. Ma non vuol dire che sia più bravo". E di ricevere dei no, D'Alessio è un esperto: "Io li ho sempre sentiti pronunciare, ho subito preconcetti e discriminazioni dalla stampa. Ma quei no mi hanno dato forza, anche perchè il pubblico era dalla mia parte, era il mio esercito, la mia famiglia. Quel 'non mollare mai' mi è servito".

Dopo 27 anni di carriera, però, il cantautore napoletano si può permettere di sperimentare. E lo ha appena fatto proprio insieme al suo collega di talent Guè Pequeno, con cui ha pubblicato il singolo 'Quanto amore si dà', aprendosi al mondo del rap, prima della pubblicazione dell'album in arrivo in autunno. "Guè è un po' il mio fratellino minore - racconta - abbiamo fatto un esperimento, perchè la musica è incontro, ti mette in condizione di avere scambi di energia. Solo gli stupidi rimangono delle stesse opinioni. Penso che bisogna avere rispetto per il successo, a prescindere dal genere. Quando un artista ha successo, credo sempre che se non lo capisco è un limite mio". Ad accompagnarlo verso l'ascolto di musica nuova sono anche i quattro figli di Gigi, soprattutto i due minori, quello di 9 anni che impazzisce per Elettra Lamborghini ("suppongo che il milione di visualizzazioni siano tutte a casa mia") e quello di 16, che segue proprio il rap, la trap, da Guè Pequeno a Sfera Ebbasta. E che vuole seguire le orme del celebre padre: "Ma gli ho detto che ha un cognome pesante, deve studiare. Io potrei essere una corsia preferenziale per lui, invece paradossalmente è più difficile per i pregiudizi".

Quei pregiudizi, appunto, che D'Alessio ha subito, a partire dal primo Festival del 2000: "Sanremo o ti apre le porte del mondo o ti chiude anche quelle di casa. Noi napoletani è come se fossimo un'altra nazione. Abbiamo un nostro mondo musicale, per noi andare in tv è come chiedere la grazia alla Madonna di Lourdes. Sanremo a me ha aperto le porte del mondo".

All'ultima edizione non ha partecipato, ma c'era la sua compagna, Anna Tatangelo, con un brano che parlava proprio della loro crisi superata:

"Non possiamo più scrivere canzoni - sorride Gigi - se parlo d'amore, dicono che è per lei. Se racconto di due che si lasciano, pensano che ci lasciamo. Dovrei parlare dell'ozono. Noi abbiamo sempre cantato l'amore, mai pezzi politici. Il problema è che queste notizie a me fanno perdere le giornate. Quando dicono che ci sposiamo, non potete immaginare il mio telefono: ma come, vi sposate e non mi invitate? E non è vero. Se ci sposiamo, avvisiamo noi. O vi diciamo quando ci sposiamo, o che l'abbiamo già fatto".

Mai argomenti politici in musica nella carriera di Gigi, anche se in passato ha cantato davanti a Bill Clinton ("era il periodo della Lewinski e gli dedicai 'Mala femmena'"), a Papa Woytila e Papa Francesco, ma "chi fa musica deve unire, non deve dividere - precisa - poi ognuno ha i propri pensieri. Ho conosciuto da Berlusconi a Bertinotti nella mia vita, ho rispetto per tutti e loro per me. Ma se mi vedono con Berlusconi dicono di destra, con Bertinotti di sinistra. Io non parlo di politica perchè non è il mio mestiere. Mi affido ai politici perchè hanno il mio futuro e quello dei miei figli fra le mani. Mi auguro davvero che questo sia un Paese che potrà dare serenità per il futuro dei miei figli".

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