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Festa della mamma, la "cura" che ci salva: l'opera di Rivolli ai tempi del Coronavirus

Tra le tante immagini simbolo dell’umanità toccata dalla pandemia, quella dell’Italia ferita, avvolta nel drappo tricolore, in braccio ad una dottoressa con camice e mascherina che sembra cullarla con amore (e un accenno appena d’impalpabili ali d’angelo sulle spalle, quasi invisibili).

Realizzata dal disegnatore Franco Rivolli, dal titolo “Dai Italia! Angels”, è stata diffusa sul profilo social dell’Arma dei Carabinieri di Chiaravalle, per ringraziare i camici bianchi che hanno realmente sostenuto il nostro Paese con dedizione e sacrificio.

Il disegno iconico ha fatto il giro del mondo, suscitando sentimenti d’identificazione collettiva e mostrando un impatto comunicativo maggiore di qualsiasi trattato di psicologia. Perché quell’abbraccio dai colori patriottici, che ha colpito gli occhi e il cuore, ha evocato le ferite che ciascuno ha vissuto sulla propria pelle o in modo indiretto, connettendosi alle paure concrete e a quelle inconsce; ma soprattutto ha stimolando il ricordo e la nostalgia dell’accudimento materno, quello che dona senza riserve e non chiede nulla in cambio.

Fragili di fronte ad un nemico insidioso di cui ancora oggi non si conosce tutto, nei giorni di maggiore incertezza e smarrimento, abbiamo vissuto uno stato psicologico di concreto bisogno di rassicurazione ed una condizione di “regressione” allo stadio infantile, possibile in circostanze della vita in cui la sicurezza dell’adultità non è sufficiente a fronteggiare una realtà che sovrasta la possibilità del controllo e di cui non si conoscono gli esiti futuri.

Così la dialettica relazionale che sottende l’abbraccio avvolgente del maternage è stata probabilmente invocata da tutti, nella discrezione delle mura domestiche, o più apertamente nelle stanze asettiche degli ospedali, cercata dai malati con la forza del dolore nello sguardo appena visibile – dietro mascherine e dispositivi di protezione – di medici e infermieri, che nei luoghi delle terapie intensive sono diventati genitori adottivi, soggetti di un maternage che ha reso la paura della fine meno invasiva e il dolore del distacco dagli affetti meno traumantico.

Oggi, giornata dedicata alla mamma, siamo spontaneamente portati a rivivere psicologicamente il costante bisogno di accudimento degli ultimi due mesi, che ha consegnato al ricordo e al vissuto personale esempi di un maternage più ampio e diverso, agito al di fuori del contesto familiare, in modo tangibile negli ospedali, ma in sordina nei piccoli contesti sociali in cui gesti di piccola e grande solidarietà sono nati spontanei e gratuiti, perché all’egoismo è subentrato un senso di responsabilità sociale più alto, tipico delle emergenze che uniscono in uno stesso destino.

Così, tornando all’immagine fortemente evocatrice dell’Italia ferita, il tricolore del drappo esprime il suo senso nell’essere stati fratelli, in qualsiasi parte del Paese, e aldilà dei confini che dividono l’intero universo. Bandite le classiche modalità di vivere la socialità e l’aggregazione, si è fatta strada una diversa e più umana capacità di gestire la relazione con l’altro, basata sul riconoscimento del “bisogno”, nella giusta accezione di aperta dichiarazione di “mancanza”, quella che ignora il pudore di chiedere perché non teme il giudizio.

In questo senso siamo stati parte della stessa famiglia; una famiglia sana, dove le richieste d’aiuto non vanno stigmatizzate, ma accolte con attenzione. In questo senso la dura esperienza della pandemia ha modificato, ampliandoli, i significati classici del maternage, svelando l’aspetto di reciproca mutualità, come esperienza del poter essere ciascuno tanto soggetto quanto oggetto di cura, in un rimando costante di dare e ricevere che non pretende nulla in cambio. Così infatti abbiamo appreso dal momento in cui siamo venuti al mondo, nel rapporto con la madre, nell’abbraccio altruista che non detta condizioni e sostiene senza riserve. Definizione del vero amore.

Chi è l’autore dell’immagine

L’autore dell’immagine “Dai Italia” Angels”, omaggio ai tanti eroi della lotta alla pandemia divenuta un simbolo, è Franco Rivolli, classe ’79, bravissimo illustratore freelance di Venezia, che ha illustrato testi scolastici, libri per ragazzi e riviste, ma ha anche lavorato alla realizzazione di cortometraggi . Ha vinto numerosi premi, e le sue opere hanno fatto parte di mostre collettive molto importanti. I suoi lavori sono visibili su: illustratori.it/FrancoRivolli#.

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