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L’intervista a Chiara Ferragni su Raidue? Un’occasione sprecata

Eravamo curiosi di vedere lunedì, su Raidue, prima il documentario Chiara Ferragni – Unposted, già presentato nel 2019 al Festival del cinema di Venezia e, a seguire la lunga intervista realizzata da Simona Ventura. Eravamo anche curiosi di sapere quanti telespettatori avessero seguito l’evento e, non possiamo nascondervi la nostra delusione sul fatto che i due programmi abbiano raccolto in totale poco più di un milione e mezzo di ascolti.

La Ferragni è l’influencer della moda più nota al mondo, un fenomeno studiato alla Business School di Harvard, il suo matrimonio con Fedez ha destato più interesse di quello di Harry e Meghan, ha oltre 14 milioni di follower su Instagram ed è una imprenditrice di successo al comando di due società.

Pensavamo, sbagliandoci, che la sua apparizione in tv, avrebbe destato più interesse in quel pubblico generalista che spesso la critica, non sa cosa sia una influencer ma, al tempo stesso, riserva maggiore attenzione al GF, che pullula di presunti influencer.

Vero è che il documentario non ci è piaciuto e parimenti l’intervista condotta dalla Ventura. Il primo ci è sembrato un lungo spot pubblicitario condito con troppi complimenti alla protagonista, ma che, comunque, a saper leggere fra le righe, in qualche maniera svelava un po’ il mondo Ferragni.

Il faccia a faccia, invece, ci è sembrato un’occasione sprecata. Sebbene svolto in un contesto artistico e glamour (il Maxxi di Roma), la Ventura non è riuscita a stabilire un colloquio empatico con l’influencer, fermandosi a una intervista da giornale patinato.

Invece, il personaggio meritava un’attenzione maggiore non nello spazio che le è stato dedicato, ma nella qualità, perché ciò che è venuta fuori bene è la superficie del fenomeno Ferragni, fatta di moda e lusso, sfilate, pubblicità e business, ma, a nostro avviso, non in maniera altrettanto determinante è emersa la sua più spiccata caratteristica, cioè l’aver saputo cogliere nei social media un momento di rottura con la comunicazione tradizionale e l’aver creato, dal nulla, aziende che hanno saputo capitalizzare un nuovo sistema di scambio di informazioni.

Crediamo che il pubblico generalista, alla fine, non solo non sia riuscito a comprendere pienamente le dinamiche che stanno alla base del suo successo, ma soprattutto, non abbia colto l’aspetto più interessante, cioè l’aver superato i confini della comunicazione televisiva attraverso un altro sistema di interazione con il pubblico.

Insomma, un’occasione persa per la tv di fare servizio pubblico e didattica digitale.

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