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Tv, il professore del “Collegio”: "I giovani vengono dall'esperienza del lockdown"

In un periodo storico in cui la “regola” è parte fondamentale della nostra quotidianità, torna con la sua quinta edizione un programma che della regola mostra il valore formativo. Da stasera (ore 21.20) Rai2 trasmetterà le nuove puntate de “Il Collegio”, docureality realizzato in collaborazione con Banijay Italia che dopo aver portato lo spettatore nelle strutture educative degli anni Sessanta e Ottanta, approderà nel 1992, ospitato dal Convitto Nazionale Regina Margherita di Anagni.

Un format molto amato soprattutto da giovani e adolescenti che, catapultati negli anni 90, avranno così modo di appassionarsi alle musiche del periodo - dalle hit dei Nirvana ai R.E.M. passando per Jovanotti e Luca Carboni - ma anche di approfondire i fatti salienti di un anno piuttosto controverso, tra multiculturalismo, nascita di internet e tragici eventi di cronaca. I ventuno ragazzi protagonisti, tra i 14 e i 17 anni, provenienti da ogni parte d'Italia, toccheranno con mano la routine scolastica vissuta dai loro genitori e dibatteranno sull'attualità italiana ed estera, passando dall'elezione di Clinton alla Casa Bianca, alle inchieste di Mani Pulite e alle sanguinose stragi di Capaci e Via D'Amelio.

Interessante il cast della serie, tra conferme e new entry. Ritroveremo il severo preside Paolo Bosisio e i docenti Maria Rosa Petolicchio, Andrea Maggi, Luca Raina, David Wayne Callahan, Alessandro Carnevale e Valentina Gottlied. Nuovo ingresso, tra gli insegnanti, di Marco Chingari e Patrizio Cigliano. Enzo Marcelli sarà il bidello e Massimo Sabet il sorvegliante. La veterana Lucia Gravante aprirà le porte del nuovo collegio per il benvenuto agli studenti. Giancarlo Magalli confermato come voce narrante. Abbiamo raggiunto il prof. Maggi, docente d'italiano della scuola.

Questa edizione si muove lungo gli anni 90, segnati da un'idea più ampia di libertà. Le regole all'interno del collegio rimangono invece piuttosto statiche e severe…

«È davvero un bel contrasto, perché da una parte abbiamo grande apertura e sperimentazione, anche nella musica, dall'altra siamo all'interno di un collegio che significa disciplina e regole da rispettare. La scommessa è vedere quale sarà l'effetto nel mischiare queste due contraddizioni assolute. Nel mezzo ci sono gli studenti che rappresentano la miscela esplosiva di questa edizione. Sono ragazzi provenienti da tutta Italia, che hanno vissuto il lockdown, quindi pentole a pressione pronte a saltare in aria. Escono dalla casa della quarantena e vengono chiusi in collegio per sottostare a regole e disciplina. L'adattamento alla nuova vita secondo me seguirà dei canali specifici. Uno è quello dell'educazione civica, la materia che insegno assieme all'italiano, adatta a veicolare il clima sociale di grande fermento degli anni 90, ma anche a prescrivere regole e disciplina che, assieme allo studio, rappresentano i punti fermi delle aspettative nei loro confronti».

Che tipo di professore sarai nella serie?

«Sarò un insegnante implacabile. Non severo, ma amorevolmente esigente; per cui se uno studente può darmi 100 pretendo quel 100, se può darmi 50 voglio quel 50. Ma non fatemi arrabbiare!».

È un format molto seguito da ragazzi e adolescenti di oggi spesso piuttosto insofferenti alle prescrizioni. Questa contraddizione forse traduce l'esigenza di trovare delle coordinate di vita?

«Senza dubbio, perché i ragazzi di oggi vivono in un mondo che stenta a dare loro delle coordinate. La famiglia spesso non è in grado di farlo, la scuola allenta sempre più le maglie. Ma i ragazzi per crescere hanno bisogno dei giusti divieti, perché se c'è una cosa che deve fare un giovane è cercare di varcare i limiti forniti dagli adulti. La loro frustrazione nasce spesso dal non avere nessun limite da valicare. “Il Collegio” ha successo proprio perché i giovani amano mettersi in gioco nel rompere o modificare le regole. In contesto in cui spesso gli adulti fanno i giovani e i ragazzi non sono in grado di fare se stessi, questo programma ristabilisce i ruoli, mettendo i ragazzi di fronte ad una realtà che li stimola».

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