Sabato 27 Aprile 2024

Coronavirus, nei bambini una reazione immunitaria differente rispetto agli adulti

La reazione immunitaria all’infezione da coronavirus nei bambini è profondamente diversa da quella vista negli adulti, segno che il corso dell’infezione è ben più rapido nei più piccoli e che il virus si diffonde molto meno nel loro organismo: infatti, nei bambini gli anticorpi indotti dal SARS-CoV-2 sono marcatamente diversi, ad esempio, vi sono pochi anticorpi neutralizzanti e pochi anticorpi specifici contro la principale proteina virale (Spike, la proteina di rivestimento del virus). È quanto emerge da uno studio italo-americano pubblicato sulla rivista Nature Immunology da immunologi della Columbia University in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli 'Luigi Vanvitellì e diretto da Matteo Porotto che spiega: «i piccoli eliminano il virus in maniera più efficiente e rapida, quindi potrebbero proprio non aver bisogno di una forte risposta immunitaria». Ciò potrebbe significare che, rispetto agli adulti, i bambini restano contagiosi per meno tempo e quindi che non hanno un gran ruolo nel diffondere l'infezione, sottolinea. Lo studio si è basato sull'analisi del profilo anticorpale di 47 bambini e 32 adulti positivi al virus. È emerso che i bambini infettati dal SARS-CoV-2 presentano pochi anticorpi diretti contro 'spikè, la punta di lancia usata dal virus per infettare le cellule. I piccoli presentano anche pochi anticorpi neutralizzanti, segno che il virus non si diffonde troppo nel corpo del bambino ed infetta e uccide solo poche cellule, e che il bambino si libera del virus in meno tempo rispetto all’adulto. Infatti, spiega Porotto, più l’infezione va avanti e si diffonde, più è forte la reazione immunitaria del paziente. Il fatto che gli adulti con Covid abbiano una elevata concentrazione di anticorpi neutralizzanti è proprio segno di un’infezione più feroce, infatti più la malattia si sviluppa in forma grave, maggiori sono gli anticorpi neutralizzanti prodotti dal paziente. Al momento, rileva Porotto, si sta cercando di capire come facciano i bambini a liberarsi rapidamente del virus: le ipotesi in campo sono essenzialmente due, nei più piccoli vi potrebbe essere una più forte risposta immunitaria innata (la prima linea di difesa contro gli agenti infettivi, aspecifica ma rapidissima), oppure il fatto che i più piccoli presentano sulle cellule pochi recettori necessari al coronavirus per infettare e quindi sono in qualche modo meno suscettibili al SARS-CoV-2. Ad ogni modo sembra chiaro che «i dati emersi dal nostro studio sono coerenti con i risultati di diversi studi condotti in vari paesi secondo cui i bambini in età scolare non sono vettori del nuovo coronavirus» - conclude l’altro coordinatore del lavoro Donna Farver.

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