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Immunità al coronavirus, lo studio: "Potrebbe durare almeno 8 mesi"

L’immunità al nuovo coronavirus potrebbe durare almeno 8 mesi e i sopravvissuti, anche a forme leggere dell’infezione, potrebbero essere protetti per anni. Almeno questo è quanto emerso da uno studio del La Jolla Institute in California, pubblicato sul sito di pre-stampa medRxiv. I ricercatori hanno scoperto che i livelli delle cellule immunitarie contro Covid-19 iniziano a diminuire lentamente nei mesi successivi all’infezione, ma una quantità sufficiente per bloccare la re-infezione dura di più, forse per anni. Si tratta di una notizia confortante, considerati i numerosi studi che hanno suggerito che gli anticorpi svaniscono entro tre mesi. Inoltre, i risultati suggeriscono che la protezione conferita dai vaccini in via di sviluppo, come quelli prodotti da Pfizer e Moderna, entrambi efficaci per oltre il 90 per cento, durerà più a lungo di quanto si pensasse in precedenza, sebbene nessuna delle due aziende abbia avuto la possibilità di dimostrarlo ancora

Nello studio i ricercatori di La Jolla hanno effettuato misurazioni periodiche dei livelli di anticorpi, delle cellule T e B e di altre cellule immunitarie nel corpo. Queste cellule «memoria» sono fondamentali. Gli anticorpi sono disponibili in diversi tipi, il primo dei quali compare entro uno o due giorni dall’infezione, il secondo inizia ad aumentare nel corso di una o tre settimane dopo l’infezione. Inoltre diminuiscono dopo quel periodo. Ma questo non significa che il corpo dimentichi come farne di più. La memoria immunitaria si conserva nei linfociti B e nei linfociti T. Le cellule B diventano «fabbriche» specializzate per pompare gli anticorpi. Le cellule T si presentano in due forme: una che lavora insieme alle cellule B per produrre gli anticorpi giusti per combattere un determinato patogeno e un secondo tipo che agisce come un killer, uccidendo le cellule una volta sane che sono state infettate, in modo che possano aiuta un virus, un batterio o persino un cancro a diffondersi altrove. I ricercatori hanno quindi seguito 185 persone, per lo più provenienti da New York e dalla California, che erano state infettate da Covid-19. In particolare, gli studiosi hanno monitorato i livelli delle cellule immunitarie per mesi dopo l’infezione.

«In questo studio, abbiamo mirato a colmare una lacuna nella nostra comprensione di base della memoria immunitaria dopo Covid-19», spiegano gli autori dello studio. La maggior parte del gruppo (92 per cento) ha avuto solo infezioni lievi e non ha mai avuto bisogno di essere ricoverato in ospedale. Ebbene, i ricercatori hanno scoperto che gli anticorpi «a lungo termine», noti come immunoglobulina G (IgG), sono effettivamente di lunga durata, permanendo nei sopravvissuti e mostrando solo cali «modesti» tra i sei e gli otto mesi. Quasi tutti i sopravvissuti hanno sviluppato cellule B che erano in grado di produrre nuovi anticorpi in caso di un nuovo incontro con Sars-CoV-2. Si tratta di risultati importanti, perchè la maggior parte delle ricerche condotte fino ad oggi ha dimostrato che le persone che sviluppano solo infezioni lievi non attivano risposte immunitarie molto robuste, suggerendo che coloro che non si sono ammalati gravemente potrebbero essere infettati di nuovo, e con un attacco peggiore del malattia. Questo è stato anche riscontrato in pochi rari casi di reinfezione in tutto il mondo. E i linfociti T - la parte del sistema immunitario che uccide le cellule che sono state infettate e aiuta i linfociti B a produrre anticorpi - sono rimasti per sei mesi e si sono comportati esattamente come fanno le cellule immunitarie dopo il vaccino contro la febbre gialla. I vaccini contro la febbre gialla, infatti, conferiscono protezione per tutta la vita. Tuttavia, questo non significa che i sopravvissuti al Covid-19 rimangano protetti da un eventuale quanto quelli vaccinati contro la febbre gialla. Quello che gli scienziati vorrebbero dire è che dalla loro ricerca emerge che l’immunità al coronavirus - anche quella con casi lievi - sarebbe in grado almeno di attenuare gli effetti in caso di infezione e potrebbe addirittura prevenirla per mesi e forse anche per gli anni a venire.

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