Misurarsi con un monumento della scienza, con una donna che ha fatto della ricerca una vocazione quasi monastica e il cui genio è stato riconosciuto ai massimi livelli accademici non è impresa facile per chi deve dar forma televisiva al materiale a disposizione, rispettando i comuni sentimenti di ammirazione. Per questo non ci sentiamo di criticare Alberto Negrin, il regista di Rita Levi-Montalcini, il film tv in onda giovedì su Raiuno, che nella sua rappresentazione ha cercato di non essere schiacciato né dalla persona, né dal personaggio, ma di rendere la figura della scienziata quanto più vicino e fruibile al grande pubblico. Operazione questa non necessaria, posto che siamo convinti che i telespettatori non avessero bisogno di una narrazione didascalica. Inserire la storia inventata della figlia del custode che suona il violino ed è affetta da una patologia agli occhi, per esempio, rappresentava il tentativo di ancorare ad una cura concretamente percepibile il corpus della ricerca della Montalcini. In realtà, a nostro avviso, si è rivelata una parentesi melensa e melodrammatica, non particolarmente ben riuscita perché tangibilmente posticcia. Più aderenti al vero i problemi della scienziata che per portare avanti le sue ricerche doveva combattere con la burocrazia di funzionari attenti al bugdet ma miopi nel non comprendere le esigenze di un personaggio di tale statura. Per mettere assieme la notevole mole di documentazione che consentiva un ritratto del Premio Nobel di grande respiro, dagli anni di università in periodo di leggi razziali alla lunga opera di ricerca, Negrin ha fatto ricorso spesso al flash back, in un continuo rimando di tempi e luoghi comunque funzionali alla narrazione. A questa operazione ha molto contribuito Elena Sofia Ricci, alla quale è stato affidato il compito di interpretare la Montalcini, la cui somiglianza nei tratti e nella intonazione della voce ha certamente portato il telespettatore ad un effetto di intensa immedesimazione. Un lavoro attoriale notevole e nel quale si percepiva tutta la cura della Ricci nel dare misura e non imitazione, nel calibrare l’autorevolezza della scienziata e il carisma della persona. Al di là, comunque, della riuscita del film tv, bene ha fatto la Rai a celebrare una donna che ha portato la ricerca ai massimi livelli e soprattutto a mettere in luce le difficoltà nel farsi largo nella comunità accademica.