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Facebook rimuove le pagine di associazioni no vax. Ecco il perché

Il virologo Roberto Burioni: fanno disinformazione. Il Coordinamento del movimento italiano per la libertà di vaccinazione (Comilva) di Rimini farà ricorso

È partita la polemica sulle persone che vogliono vaccinarsi e chi invece lo ritiene inopportuno

Facebook ha rimosso le pagine di associazioni «antivacciniste», come le ha definite il virologo Roberto Burioni, esultando per la notizia. «A quanto pare, i nostri articoli di approfondimento veicolati su questo social, in particolare quelli sul vaccino Covid-19, violano le regole della community. Più precisamente «non rispettano gli standard in materia di disinformazione che potrebbe causare violenza fisica», spiega Comilva, Coordinamento del movimento italiano per la libertà di vaccinazione, che ormai da anni combatte per quello che ritiene essere un diritto. Lo fa da Rimini, dove ha sede e dove il Movimento "Vaccini vogliamo verità" ha ricevuto oltre duemila voti alle ultime elezioni regionali con una percentuale (1,37%) che ha più che doppiato quella nel resto dell’Emilia-Romagna.

Pronto il ricorso

L’avvocato Luca Ventaloro, consulente legale dell’associazione, che in passato aveva seguito le iniziative giudiziarie contro l’obbligo vaccinale per l’iscrizione agli asili, annuncia che sarà fatto ricorso urgente contro Facebook. L’articolo condiviso da Comilva che ha fatto scattare il provvedimento di rimozione si intitola «Vaccini Covid: quali garanzie in ambito regolatorio e di controllo?». Il coordinamento parla di «censura» nei confronti di «chi cerca di fare informazione in modo meticoloso, rispettoso della verità, utilizzando fonti di informazione certificate e riscontri precisi resta un mistero il significato di queste espressioni». Di tutt'altro avviso Burioni, da sempre sostenitore delle campagne pro vax: «Anche contro la disinformazione ci vuole un vaccino, e Facebook può avere un ruolo importante in questo senso. Speriamo che sia solo l’inizio. Se vogliono giocare con la terra piatta facciano pure, ma di Covid-19 la gente muore e la disinformazione uccide quanto il virus».

Il caso

Sempre in Romagna ieri era scoppiato un caso in provincia di Forlì-Cesena. In una casa protetta metà dei dipendenti, secondo quanto riferito dal sindaco di Bagno di Romagna Marco Baccini, ha espresso la volontà di non sottoporsi al vaccino contro il virus. «Prenderemo le dovute azioni, tra le quali non escludo che vi possa essere il licenziamento», aveva detto il primo cittadino, dando come termine ai dipendenti l’11 gennaio. «Mi metto nei panni dei familiari di questi anziani, penso che ci sia preoccupazione», aveva aggiunto, spiegando che a non volersi vaccinare sono 20 operatori su 38 totali.

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