Telegram e Signal sono le app del momento, quelle che stanno approfittando più di tutte del polverone che si è sollevato negli ultimi giorni attorno all’informativa privacy di WhatsApp, ma inziano a mostrare delle crepe nella sicurezza e nella tenuta tecnica. Nel frattempo la chat di proprietà di Zuckeberg ha deciso di rinviare di tre mesi l’aggiornamento dei termini di servizio su cui sono scatenate le proteste degli utenti ed è intervenuto anche il Garante Privacy italiano. Telegram non sarebbe così a prova di hacker. Secondo il sito specializzato ArsTechnica, infatti, se si usa la chat da un dispositivo Android o, in alcuni casi, anche da un iPhone, Telegram consente a malintenzionati di trovare facilmente la posizione di un utente che abilita una particolare funzione, cioè quella che consente alle persone geograficamente vicine di connettersi (si chiama People Nearby). La scoperta è del ricercatore Ahmed Hassan che ha comunicato al team di Telegram la vulnerabilità che consentirebbe di individuare anche l'indirizzo di casa di un utente. Questa chat negli ultimi giorni ha registrato una impennata di download e 25 milioni di nuovi utenti - che si aggiungono ai 500 milioni già attivi - e il suo fondatore Pavel Durov ha assicurato che il suo team prende molto sul serio la privacy. Il sito ArsTechinca sottolinea però che al momento Telegram non ha risolto la falla scoperta. Un’altra chat che ha registrato una impennata di download nei negozi digitali dopo le critiche a WhatsApp è Signal, che ha ricevuto anche l’endorsement di Elon Musk, attualmente l’uomo più ricco del mondo e patron di Tesla e Space X. Ma, probabilmente, non era preparata a questa improvvisa botta di popolarità ed è andata in crisi. Il 15 gennaio, proprio il giorno in cui ha festeggiato il traguardo di 50 milioni di download, ha manifestato problemi tecnici dovuti forse all’afflusso imprevisto di nuovi utenti. Su Twitter, Signal si è impegnata a lavorare «il più rapidamente possibile per aumentare la capacità e gestire i picchi di traffico». In questo panorama dinamico WhatsApp - che ha precisato che l'informativa sulla privacy non si applica all’Europa protetta dal Gdpr, la legge europea sulla protezione dei dati in vigore dal 2018 - ha deciso comunque di rimandare di tre mesi l'aggiornamento dei termini di servizio, previsto dall’8 febbraio e spostato ora al 15 maggio. «Siamo a conoscenza del fatto che l’aggiornamento abbia creato un pò di confusione. Dato che la circolazione di informazioni errate e non veritiere ha causato preoccupazione, desideriamo fare chiarezza e assicurarci che tutti comprendano i principi su cui ci basiamo», ha spiegato la chat di proprietà di Mark Zuckerberg, ribandendo che l’aggiornamento non aumenta «la capacità di condividere le informazioni con Facebook». Nei giorni scorsi il Garante italiano per la protezione dei dati personali era intervenuto proprio in merito alla chiarezza dell’informativa, sottolineando come non fosse possibile per gli utenti capire chiaremente quali fossero le modifiche introdotte da WhatsApp.