Cancellare con un tatuaggio le cicatrici del dolore, della paura di non farcela, dell’incertezza di un futuro. O almeno provare a farlo. E’ questo l’obiettivo di un fondo speciale contenuto in una legge varata dal Consiglio regionale del Lazio: oltre a disciplinare le attività di tatuatori e piercer, prevede finanziamenti per le donne che hanno subito una mastectomia e che vogliono coprirne i segni. Con un tatuaggio medico, appunto. La normativa «Disposizioni relative alle attività di tatuaggio e piercing» è stata approvata lo scorso 3 marzo. «Lo scopo è quello di alleviare il disagio psicologico di queste donne», spiega all’AGI Marta Leonori, consigliera regionale tra i promotori della legge. Le fa eco Sara Battisti, anche lei consigliera regionale: «Molte donne possono ricorrere alla ricostruzione del seno dopo l’intervento di asportazione parziale o totale, ma per molte altre questa non è una strada percorribile, per diverse ragioni». «E' per loro - continua Battisti - che abbiamo pensato questa norma. Vogliamo dare loro la possibilità di avere un tatuaggio medicale ed estetico, alcuni dei quali sono molto estesi, ma molto belli». «A breve», annuncia Leonori, «verrà fatta una delibera dall’assessorato alla Salute che disciplina l’accesso ai fondi e le modalità di ingaggio dei tatuatori». Conti alla mano, prosegue la consigliera, «si parla di 180mila euro all’anno per tre anni (2021-2023) per i tatuaggi medicali per le donne che hanno subito mastectomia e 50mila euro all’anno per le campagne di comunicazione». Le cifre stanziate si basano su una relazione tecnica che prende in esame gli ultimi dati aggiornati relativi al periodo 2015-2017 e dalla quale emerge che, «a fronte di una media di oltre 5.100 diagnosi di carcinoma femminile effettuate annualmente all’interno della Regione Lazio, relativamente al triennio considerato, la stima del numero di interventi di chirurgia radicale (mastectomia) e pari a 75 ogni 1.000 casi diagnosticati, mentre la stima del numero di interventi di chirurgia parziale (quadrantectomia) e pari a 25 ogni 1.000 casi diagnosticati. La domanda di tatuaggio medicale si aggira attorno alle 440 richieste su 5.000 casi di diagnosi di carcinoma, il che significa che il contributo della Regione, sulla base delle stime predette, potra essere di oltre 340 euro per singolo beneficiario». «Abbiamo varato una legge importante per la tutela degli operatori e dei consumatori, all’avanguardia anche sulla parte della formazione e arricchita da questo fondo speciale dedicato ai tatuaggi medicali», sottolinea Leonori che racconta come la normativa sia «nata da un’idea di Giovanni Bartoloni (portavoce dell’allora presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini, ndr) che il Covid si è portato via giovane». Diverso tempo fa, ricorda la consigliera, «mi aveva suggerito di fare qualcosa contro l’utilizzo di materiali pericolosi nei tatuaggi». E così è accaduto: «Abbiamo convolto l’Associazione nazionale tatuatori e quelle di categoria. Abbiamo chiesto anche la partecipazione dell’Istituto superiore di sanità, che è al lavoro per trovare una disciplina unitaria». L’attivita di tatuaggi e piercing e in continua crescita, valuta il Consiglio regionale del Lazio. In un’indagine condotta nel 2015 e stato calcolato che circa 7 milioni di italiani portano un tatuaggio e lo 0.5% per finalita mediche per camuffare patologie della pelle o gli esiti cicatriziali di interventi chirurgici. La maggior parte dei tatuati ha un’eta tra i 25 e i 44 anni, la stragrande maggioranza si rivolge a un centro specializzato o, in misura assai minore, a un centro estetico, ma piu del 13% ha corso rischi fuori dai canali ufficiali. La legge varata dalla Regione Lazio nasce dalla consapevolezza che «l'incremento della domanda e la disciplina non chiara e aggiornata hanno anche prodotto una forte crescita di attivita abusive. Con il rischio di infezioni che possono dipendere da scarse condizioni igienico sanitarie o da materiali non adeguati. Per il piercing possono farsi le stesse considerazioni dei tatuaggi: risalente nella notte dei tempi e diffuso in tutte le latitudini e culture con funzione rituale e distintiva, e oggi un tipo di decorazione rielaborato dalla controcultura degli anni Sessanta», osserva Leonori. Dal punto di vista legislativo però manca un testo statale. Solo alcune Regioni, quali Toscana, Friuli Venezia Giulia e Marche, hanno legiferato e il ministero della Salute e intervenuto con due circolari nel 1998 che dettano «Le linee guida per l’esecuzione di procedure di tatuaggio e piercing in condizioni di sicurezza». Al momento, il principale riferimento normativo e la Risoluzione europea ResAP del 20 febbraio 2008. «Le attivita di tatuaggio e piercing intrecciano risvolti economici e sanitari, per questo si e ritenuto opportuno l’approvazione nella nostra Regione di uno specifico testo legislativo che possa essere anche di stimolo al legislatore nazionale», auspica la consigliera, citando anche una serie di divieti contenuti nell’articolo 3 tra cui quello «di eseguire tatuaggi e piercing (ad eccezione dei buchi al lobo dell’orecchio) a minori di 14 anni o a minori di 18 anni senza il consenso dei genitori. Stabilisce, inoltre, l’obbligo di utilizzare unicamente pigmenti e monili conformi alla normativa vigente».