Don Gionatan De Marco, cappellano azzurro al Villaggio degli atleti, ha chiara una sensazione: "Qui si è unici dentro una grande comunità".
«Nel Villaggio olimpico mi salta subito all’occhio il viale alberato di bandiere. Sono dei Paesi partecipanti ai Giochi di questa Olimpiade, decine e decine di bandiere tra cui ai miei occhi spicca il Tricolore. Per me è unico, ma su questa strada non sventola da solo: e ciò che è visibile con le bandiere, è molto più evidente quando entri in mensa e ti accorgi di fare un bagno tra tutti i colori del mondo. Ogni delegazione con la sua divisa e i suoi colori, ma mescolati in armonia in un mare di colori che esaltano le differenze di ciascuno senza opporle, amalgamandosi in un insieme di unicità che rende visibilmente concreto ciò che comunemente chiamiamo fraternità.
Qui, nel Villaggio Olimpico si tocca con mano ciò che Papa Francesco scrive nell’enciclica Fratelli tutti, ribadendo come il mondo esiste per tutti, perché tutti noi esseri umani nasciamo su questa terra con la stessa dignità. Le differenze di colore, religione, capacità, luogo di origine, luogo di residenza e tante altre non si possono anteporre o utilizzare per giustificare i privilegi di alcuni a scapito dei diritti di tutti. Qui si tocca con mano la bellezza di essere unici ma all’interno di una comunità straordinaria, in cui ogni atleta vive la sua esperienza olimpica con il diritto a sognare una vittoria, sentendo di avere tutti le stesse opportunità di salire sul podio, indipendentemente dall’essere vestito con la maglia di un Paese ricco o con quella di un Paese povero. Perché qui le periferie scompaiono e c'è un unico centro di gravità: la gioia di avere realizzato il comune sogno di esserci!»
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