La variante indiana del Covid ha tratto origine ed è poi attecchita nel Paese asiatico. Ha sfruttato determinate caratteristiche climatiche, il Dna della popolazione e anche il vettore dell'acqua, anziché quello dell’aria, così, nel fiume Gange, si è avuto un preoccupante effetto moltiplicatore, con una inquietante diffusione in tutto il Globo. Eppure, sta irrompendo un'altra ricostruzione dei fatti: secondo fonti non meglio precisate, la mutazione del virus avrebbe una differente genesi e sarebbe riconducibile a quanto avvenuto un mese fa a bordo di un Boeing della Delta Airlines. Ciò, peraltro, spiegherebbe la denominazione della nuova infezione.
In particolare, un passeggero cinese dalla folta chioma bionda, con gli occhi azzurri e non a mandorla, perfino alto due metri, positivo, avrebbe flirtato durante gran parte della durata del volo, partito da Pechino e diretto a Francoforte sul Meno, con una vicina di posto di etnia mista - padre nigeriano, madre indiana -, anche lei positiva. Nel bel mezzo del dilemma, ad Atene qualcuno è pronto a organizzare manifestazioni di protesta contro l'improprio utilizzo della lettera dell'alfabeto greco."Vige la legge sul copyright. Fino a propria contraria, la "Delta" è nostra, uno storico patrimonio che non deve essere toccato", rimarca un furibondo contestatore.
Poco più tardi, i media diffondono una notizia destinata a sconvolgere ogni assetto: al Cairo, sul Nilo, è divampato un grosso focolaio, conseguenza del morso di una specie rara di animale a un pescatore. Il ceppo viene identificato, nel geroglifico egizio, con una sagoma con le braccia alzate. Tradotto, si tratta della variante "E", quella in grado di distruggere il Covid (che si arrende) e di riportare tutto allo status quo ante.
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