Venerdì 22 Novembre 2024

Quando l'arte di dire "no" può diventare artificio

No Global, No Tav, No Tap, No Tax, No Ponte. Movimenti d’antan, adesso oscurati dai No Vax, i cui convinti e strenui sostenitori difendono con le unghie e coi denti i loro ideali di autodeterminazione all’epoca del Covid. Evoluzioni dettate dai tempi. Mode fatue, opinioni passeggere per qualcuno. L’avverbio negativo “No” da sempre accompagna qualcosa da combattere, meglio ancora da eliminare. Anima voci fuori dal coro, minoranze rispetto alla corrente dominante. Che scendono spesso in piazza per stagioni di durata limitata. Il nemico, infatti, è quello del momento, ha in fronte una data di scadenza a breve termine. Passata - ci si augura il più presto possibile - l’ondata dell’emergenza epidemiologica - chissà cosa ne sarà di quanti sostengono le tesi di disegni nascosti per il controllo della popolazione, di una regia sotterranea dei gruppi farmaceutici, di conseguenze perniciose per la salute dopo aver ricevuto il siero. E chissà se anche i “No Green pass” si scioglieranno come neve al sole, dopo aver compreso che ogni libertà, anche quella di movimento, è in fin dei conti relativa. Una cosa è certa: l’arte del dissenso non svanirà mai. Si diranno ancora tanti “No”, ma l’importante è farlo non semplicemente sventolando bandiere o esponendo striscioni. I “niet”, i “nein” vanno motivati con cognizione di causa. Altrimenti quell’arte diventa artificio.

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