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Interviste con il "permesso"? Per i medici è censura. Polemica su Odg accolto dal governo

Un murale che ritrare Ilaria Capua e Roberto Burioni

L’ordine del giorno della discordia è stato firmato dal deputato Giorgio Trizzino, laurea in Medicina, eletto nel 2018 con il Movimento 5 stelle e passato al gruppo misto nel marzo di quest’anno. L’odg al Dl Green Pass bis è stato accolto dal governo e dice chiaro e tondo che i professionisti sanitari «possono fornire informazioni relative alle disposizioni sulla gestione dell’emergenza sanitaria in corso, tramite qualunque mezzo di comunicazione, previa esplicita autorizzazione della propria struttura sanitaria». Come dire: virologi, infettivologi e tutti i medici della pandemia che rilasciano dichiarazioni e interviste ai media - tv, radio o carta stampata - prima di aprire bocca devono farsi dare l’autorizzazione dall’azienda per cui lavorano «al fine di evitare di diffondere notizie o informazioni lesive per il Sistema sanitario Nazionale e di conseguenza per la salute dei cittadini». Un’indicazione evidentemente difficile da digerire, tanto che la levata di scudi è stata unanime.

A cominciare dal contrattacco di Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive de Policlinico San Martino di Genova, uno dei medici che più si sono visti in tv a parlare del Coronavirus: "Non si può mettere un bavaglio a medici e professori universitari che parlano di come evolve una malattia infettiva come il Covid perchè fino a prova contraria siamo in uno Stato democratico. Limitare la libertà di parlare sarebbe gravissimo, scandaloso, questo è fascismo. Sarebbe una norma che rasenta la stupidità, il ridicolo». E rincara, «credo che abbiano paura del nostro pensiero, ci vogliono tappare la bocca perchè siamo più convincenti della fuffa dei no vax». Sull'argomento neanche Massino Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, le manda a dire. E tanto per fare il punto sulle autorizzazioni da parte delle aziende ospedaliere su cosa dire e cosa no ricorda che solo l’inverno scorso proprio il Sacco fece una smentita pubblica di una sua intervista in cui aveva spiegato che le corsie erano piene di pazienti con la variante Beta (l'inglese). «E a sua volta - sottolinea - l'ospedale fu smentito dai fatti pochi giorni dopo perchè i malati ricoverati avevano contratto proprio la Beta». «Certo - argomenta - ci sono persone che dicono assolute sciocchezze, altri che dicono e poi disdicono, e ci sono anche professionisti che spiegano le cose come stanno. Ma in questo caso siamo al grottesco: impedire ai medici di esprimersi è come dire che un avvocato non può discutere di argomenti giuridici in tv e sui giornali o un ingegnere di argomenti tecnici».

Dal canto suo il virologo Fabrizio Pregliasco rilancia: «Più che quest’ordine del giorno servirebbe una Carta che contenga modalità e principi per la divulgazione di notizie scientifiche. Una Carta che valga anche per politici, giornalisti, avvocati, cosiddetti esperti, insomma tutti coloro che intervengono sui media. Anche se poi non si sa chi è che dovrebbe controllare». E accusa: «Di sicuro molti aspetti scientifici sono stati trattati come news, notizie di cronaca. Ma con la Medicina non funziona così, l’esito di uno studio fatto su dieci persone non è un passo avanti nella scienza e non deve essere sbandierato». L'affondo finale lo dà Bassetti: «Personalmente, ricordo che sono un professore universitario e per andare in tv non devo chiedere l’autorizzazione a nessuno. Quella di Trizzino è un’idea liberticida. Magari invece si faccia una proposta di legge per i politici che vanno a parlare in televisione di Covid e Medicina senza saperne niente, si stabilisca che dovrebbero studiare prima di parlare. Ma non ci limiteranno, continueremo a spiegare questa malattia».

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