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"Prevenire è meglio che curare". Dallo spot del dentifricio... al Covid

Un’espressione entrata nelle nostre case nel 1988, con la pubblicità del dentifricio Neo Mentadent P. Che ai tempi del Coronavirus non è perla di saggezza. Molto di più: ragione di vita

Dal febbraio 2020, data - storica - in cui l’emergenza pandemica si è affacciata alle latitudini italiane, a oggi, si è spesso cercata una facile quanto sbrigativa chiave di lettura dei decessi. All’inizio, età avanzata e patologie pregresse rappresentavano il preferito binomio giustificatore.

Adesso, invece, la prima domanda che sorge spontanea se si apprende di una vittima di Covid è la seguente: “Era vaccinata?”. Inoltre, si utilizza sempre più lo strumento della categorizzazione: “Giovani-anziani”, “In piena salute-con acciacchi alle spalle”, “Immunizzati-non immunizzati”. E si tende, in ogni caso, a collocare la malattia in uno spazio-tempo lontano da noi stessi, come se riguardasse solo gli altri. Come se avessimo chissà quale scudo o fossimo inattaccabili.

Ecco che ci si aggrappa a meccanismi psicologici di difesa del proprio Io, tendenti ad allontanare e - perché no - esorcizzare il pericolo. Salvo poi rendersi conto che, come sempre, “Prevenire è meglio che curare”. Un aforisma moderno, questo, del principio di Ippocrate “Primum non nocere”. Un’espressione entrata nelle nostre case nel 1988, con la pubblicità del dentifricio Neo Mentadent P. Che ai tempi del Coronavirus non è perla di saggezza. Molto di più: ragione di vita

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