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Papa Francesco: il giornalismo è una missione, rende il mondo meno oscuro

Papa Francesco

 Papa Francesco ha accolto oggi una rappresentanza di giornalisti accreditati in Vaticano in occasione della consegna dell’onorificenza ai "decani" della stampa vaticana Valentina Alazraki e Phil Pullella. «Al giornalismo si arriva non tanto scegliendo un mestiere, quanto lanciandosi in una missione, un po' come il medico, che studia e lavora perché nel mondo il male sia curato. La vostra missione - ha detto il Papa parlando ai giornalisti - è di spiegare il mondo, di renderlo meno oscuro, di far sì che chi vi abita ne abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza, e anche con più fiducia. È una missione non facile. È complicato pensare, meditare, approfondire, fermarsi per raccogliere le idee e per studiare i contesti e i precedenti di una notizia». «Con l’onorificenza data a Valentina e Phil, oggi io voglio in qualche modo - ha sottolineato Papa Francesco - rendere omaggio a tutta la vostra comunità di lavoro; per dirvi che il Papa vi vuole bene, vi segue, vi stima, vi considera preziosi».

Il Papa ai giornalisti: non state online, consumate le suole delle scarpe

Ci sono «tre verbi che mi pare possano caratterizzare il buon giornalismo: ascoltare, approfondire, raccontare», ha detto Papa Francesco. «Ascoltare è un verbo che vi riguarda come giornalisti, ma che ci riguarda tutti come Chiesa, in ogni tempo e specialmente ora che è iniziato il processo sinodale. Ascoltare, per un giornalista, significa avere la pazienza - ha sottolineato Papa Francesco - di incontrare a tu per tu le persone da intervistare, i protagonisti delle storie che si raccontano, le fonti da cui ricevere notizie. Ascoltare va sempre di pari passo con il vedere, con l’esserci: certe sfumature, sensazioni, descrizioni a tutto tondo possono essere trasmesse ai lettori, ascoltatori e spettatori soltanto se il giornalista ha ascoltato e ha visto di persona. Questo significa sottrarsi, e so quanto è difficile nel vostro lavoro!, sottrarsi alla tirannia dell’essere sempre online, sui social, sul web. Il buon giornalismo dell’ascoltare e del vedere ha bisogno di tempo. Non tutto può essere raccontato attraverso le email, il telefono, o uno schermo».

Bergoglio ha dunque rilanciato l’invito contenuto nel suo Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni: «Consumare le suole delle scarpe», «uscire dalle redazioni», «camminare per le città», «incontrare le persone», «verificare le situazioni in cui si vive nel nostro tempo». Per il Pontefice poi «approfondire, il secondo verbo, è una conseguenza dell’ascoltare e del vedere. Ogni notizia, ogni fatto di cui parliamo, ogni realtà che descriviamo necessita di approfondimento. Nel tempo in cui milioni di informazioni sono disponibili in rete e molte persone si informano e formano le loro opinioni sui social media, dove talvolta prevale purtroppo la logica della semplificazione e della contrapposizione, il contributo più importante che può dare il buon giornalismo è quello dell’approfondimento. Infatti, che cosa potete offrire in più, a chi vi legge o vi ascolta, rispetto a ciò che già trova nel web? Potete offrire il contesto, i precedenti, delle chiavi di lettura che aiutino a situare il fatto accaduto».

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