Di fronte alla parola Bonus agli italiani luccicano gli occhi. A tal punto che il Governo ormai è solito estenderla ai più svariati settori, consapevole, però, che occorrerebbe un pozzo senza fondo per soddisfare tutte le domande. La soluzione: il vituperato click day, forca caudina da cui bisogna transitare per avere diritto allo sconto. Così, in principio fu il “Bonus bici” dell’Esecutivo Conte a riscuotere grande successo, adesso, tanto per citarne uno, è il “Bonus terme” a fare proseliti. Più di 250mila le richieste, che hanno rapidamente portato al prosciugamento degli oltre 50 milioni di euro stanziati. A tutti i cittadini maggiorenni e residenti in Italia concesso di usufruire di un voucher del valore di 200 euro per l’ingresso in strutture accreditate. Una ghiotta occasione per gli amanti del relax che potranno godere di una giornata di sauna, piscina, bagno turco e massaggi con un rimborso spese pari al 100% del prezzo del biglietto di ingresso. Un’agevolazione pensata pure per rilanciare un settore, quello del benessere, in fortissima crisi da circa due anni a causa della pandemia. Le risorse stanziate dallo Stato, per la precisione 51.940.000 euro, non hanno permesso di soddisfare il numero di istanze pervenute in occasione del click day dell’8 novembre. Basti pensare che la piattaforma non ha retto l’onda d’urto delle domande, andando in tilt. Un film già visto e rivisto, ma che evidentemente non ha trasmesso alcun insegnamento (il vulnus è stato poi sanato dalle 12 dell’indomani). Stando ai calcoli, con i denari messi sul piatto dal Governo si potranno rilasciare soli 265mila buoni. Tantissimi i delusi, visto che il Bonus terme senza Isee è
andato esaurito in circa 4 ore. Per chi è rimasto a bocca asciutta, l’unica cosa da fare è attendere un possibile rinnovo dell’iniziativa. Federterme, infatti, ha già richiesto al Governo un rifinanziamento della misura, visto il boom. Altra chance? Se i beneficiari non dovessero usufruire dei 200 euro entro 60 giorni dalla data di emissione, quei soldi tornerebbero nel calderone. Ed è molto probabile che li lasci per strada una fetta consistente di siciliani, alla luce delle sole tre strutture accreditate: una ad Ali’ Terme, in provincia di Messina, una a Montevago, nell’Agrigentino, e un’altra a Calatafimi-Segesta, nel Trapanese. Riavvolgendo il nastro: “Non è tutto oro ciò che luccica”.