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Mattia, il 12enne che accudisce il padre con Alzheimer proclamato alfiere della Repubblica

La mamma Michela, "il premio è una sferzata di ottimismo"

Mattia Piccoli con la mamma

È stato premiato con l’attestato di Alfiere della Repubblica a 12 anni Mattia Piccoli, di Concordia Sagittario (Venezia), per aver aiutato il padre che è stato colpito a 40 anni da alzheimer precoce. Il presidente Mattarella, stamani ha nominato Alfiere della Repubblica il giovane veneto «perché aiutavo mio papà a fare quelle cose che da solo non poteva più fare». Così racconta il giovane premiato: "Quando lui faceva la doccia lo aiutavo gli dicevo: prima gli slip, poi i pantaloni, lo aiutavo con i lacci per le scarpe. E il mio fratellino lo stesso, quando non potevo io c'era lui. Adesso è troppo piccolo per ricevere questo premio ma spero che un giorno lo avrà anche lui. Il papà di Mattia ha iniziato ad avere i primi sintomi dell’Alzheimer a 40 anni ed è stato proprio lui, assieme al fratellino più piccolo Andrea, ad aiutarlo in molte situazioni: dal vestirsi a ricordarsi le cose fondamentali della sua vita che piano piano scompariva.

Papà Paolo Piccoli (50), mamma Michela Morutto (49), Mattia e Andrea sono i protagonisti di «Un tempo Piccolo» storia biografica di una famiglia colpita dall’Alzheimer precoce di Paolo. "Questo premio lo dedico a mio papà, per me è un’emozione molto bella e credo di essermelo anche meritato, ma anche se questo premio lo hanno dato a me credo che valga per tutta la mia famiglia.» Dice il giovane neo Alfiere della Repubblica. Ma Mattia è prima di tutto un 12 enne come tanti altri, che per Natale fa un elenco preciso: vuole uno skateboard, un puzzle 3D, la maglia per la Juve e la bicicletta. Allo stesso tempo sa che sa che la sua infanzia è stata un pò diversa e più faticosa."Penso di essermelo anche un pò meritato - dice ad ANSA Mattia - Mi sento felice per il premio ma anche un pò triste». «Mattia ha conosciuto il papà quando non era ancora malato e ad un certo punto è diventato il genitore di suo padre. Queste sono cose che non dovrebbero mai succedere», racconta ad ANSA Michela Morutto «Mattia è stato bravo a cogliere i momenti di difficoltà del papà e a supportarlo».

«La malattia ha fatto il suo esordio dopo i 40 anni: cose che pensavo fossero stranezze di mio marito, piano piano hanno iniziato a delinearsi come demenza», continua Michela. Anche il padre di Paolo aveva avuto la stessa malattia in età giovanile nonostante questo non veniva diagnosticata. «I medici rifiutavano di capire questa problematica mentre per noi a casa diventava sempre più difficile perché lui stava perdendo pezzi di se non si ricordava più le cose. È stato veramente faticoso anche solo avere una diagnosi». Oggi Paolo Piccoli è una RSA poiché Michela lavora a tempo pieno come impiegata e la pensione del marito non è sufficiente neanche a pagare la retta della struttura. «Il premio per la mia famiglia è una cosa bella e importante. È una sferzata di ottimismo per premiare quello che ha fatto Mattia, senza dimenticare il fratello, purtroppo c'è bisogno di qualcos'altro perché le pacche sulle spalle sono all’ordine del giorno - continua Michela Morutto - Ci vorrebbe un aiuto più concreto alle famiglie che si trovano a lottare contro le malattie neurovegetative, soprattutto nei casi di giovani precoci come mio marito, quando si deve lavorare ancora ci sono mutui da pagare e figli piccoli da mantenere. Ci sarebbe bisogno di quel 'quid’in più che tutt'oggi manca».

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