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Furio Colombo al Fatto: "Non voglio essere complice di Orsini". La risposta di Travaglio

"Non voglio essere complice". Lo scrive Furio Colombo in un articolo su Il Fatto Quotidiano nel quale si scaglia le posizioni di Alessandro Orsini e Massimo Fini, che scrivono per il quotidiano diretto da Marco Travaglio

Furio Colombo e Alessandro Orsini

«L'invenzione della verità alternativa di Donald Trump ha fatto molta strada. Orsini, che studia molto, ne ha fatto il suo strumento preferito. Oppure si tratta di un’invenzione usata per tenere vivo il credente, e confondere gli avversari. E io una cosa so con certezza. Non voglio essere complice». Lo scrive Furio Colombo in un articolo su Il Fatto Quotidiano nel quale si scaglia le posizioni di Alessandro Orsini e Massimo Fini, che scrivono per il quotidiano diretto da Marco Travaglio. «All’improvviso - scrive l’ex direttore de L’Unità - mi sono trovato a scrivere su questo giornale - che avevo contribuito a far nascere, con Padellaro e Travaglio - accanto a un collega che non conoscevo e che non vorrei conoscere, caro a tutti coloro che pensano che l’America sia il vero pericolo dei popoli e delle democrazie, e che l’invio di armi ai resistenti invasi e assediati dal rischio imminente di distruzione totale sia un sacrilegio. E mi sono trovato a dover leggere il testo di un altro collega che mi racconta, al rovescio, la terrificante Guerra mondiale che ho vissuto e che conosco e ricordo da bambino in fuga, in una versione in cui Hitler era di origine ebraica e non aveva alcuna intenzione di fare la guerra che distruggerà l’Europa. Aggiungendo - continua Colombo - una affermazione che nega la Storia ed è inaccettabile anche come post verità in quella frase «i tedeschi (i tedeschi delle Fosse Ardeatine e di via Tasso) proteggevano gli italiani mentre gli americani invadevano il Paese, abbandonato a stupri e violenze in libertà». È inevitabile respingere visioni che portano disorientamento e informazioni inesistenti o distorte, se compaiono accanto al tuo lavoro nel giornale per cui scrivi, fiducioso, da molti anni».

La risposta di Travaglio

Sulla stessa pagina dell’edizione di oggi del quotidiano la risposta di Marco Travaglio. «Caro Furio, tu non condividi quello che scrivono Fini e Orsini e immagino che la cosa sia reciproca - scrive il direttore de Il Fatto Quotidiano -. Io, soprattutto sulla guerra in Ucraina, non condivido ciò che scrivi tu, ma pubblico tutto ciò che scrivi. Dov'è il problema? Siamo un giornale, non una caserma. Siamo in democrazia, mica in Russia. Sul Fatto c'è posto per tutti. Non esistono «falsari» né delinquenti, dunque «scrivere accanto» a un professore che la pensa diversamente non è «complicità": è pluralismo. I nostri lettori sono così maturi da comprendere i nostri diversi punti di vista e poi formarsi un’opinione informata. Orgogliosi di un giornale che -unico in Italia e forse non solo - ospita dibattiti come questo».

Orsini: mi spiace per quanto scrive Colombo, critiche infondate

«Mi dispiace molto per quello che Furio Colombo ha scritto contro di me sul Fatto Quotidiano. Mi dispiace che stia pensando o che abbia già deciso, non ho capito bene, di abbandonare quel quotidiano a causa della mia presenza». Così Alessandro Orsini risponde a Furio Colombo su Facebook. «Gli risponderò domani da quelle stesse colonne - prosegue -. E risponderò anche a un bel numero di direttori di quotidiani italiani iniziando proprio dalle responsabilità nello scoppio della Seconda guerra mondiale. Ho calcolato che il 95% delle critiche che ricevo si basa su frasi che non ho mai pronunciato. Dà un’idea del clima in Italia».

Anzaldi: Colombo non vuol essere complice Orsini. L'Ordine che fa?

«Furio Colombo interrompe la collaborazione con il Fatto Quotidiano, di cui è stato uno dei fondatori, perché non vuole essere complice dello spazio e della celebrazione riservati a Orsini e alle sue fake news. L’Ordine dei Giornalisti col suo silenzio vuole invece essere complice? Davvero si possono mettere sullo stesso piano realtà storica e pseudo-verità? Martedì la commissione di Vigilanza Rai vota la Risoluzione sulla rotazione degli opinionisti nei talk show del servizio pubblico, che il Movimento 5 stelle vuole in ogni modo bloccare per tutelare i ricchi compensi di Scanzi e dei collaboratori del Fatto: mi auguro che i partiti non siano complici». Lo scrive su Facebook il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi.

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