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Urso (Copasir): "Niente liste proscrizione ma disinformazione c'è". Polemica sui "filorussi"

Il Copasir non stila «liste di proscrizione», ma sta svolgendo un’indagine conoscitiva su disinformazione e ingerenze straniere per tutelare l'informazione da condizionamenti esterni, non per comprimerla.

Adolfo Urso

Il Copasir non stila «liste di proscrizione», ma sta svolgendo un’indagine conoscitiva su disinformazione e ingerenze straniere per tutelare l'informazione da condizionamenti esterni, non per comprimerla. E proprio oggi ha ricevuto dall’intelligence un report sull'argomento che resterà, «come sempre», secretato. Il presidente del Comitato, Adolfo Urso, precisa il perimetro d’azione dell’organismo, dopo gli articoli apparsi sul Corriere della sera sulla rete di influencer, opinionisti, giornalisti filorussi che sarebbe "attenzionata" dai servizi. Ma l’argomento divide anche lo stesso Copasir con il leghista Raffaele Volpi che invita ad evitare «eccessi esternativi che rischiano di minare l’autorevolezza del Comitato».

Mentre il leader del M5s Giuseppe Conte insorge: «ho dato un’occhiata a quella lista. Trovo indegno che si mettano delle immagini di alcune persone, estraendo opinioni che hanno espresso. Il nostro Paese è bello perché siamo in democrazia, teniamocela stretta». Uno dei presunti russofili, il senatore ex M5S, Vito Petrocelli, rileva che dalle affermazioni di Urso se «ne dedurrebbe che la lista di proscrizione che contiene anche il mio nome l’ha compilata il Corriere. Li denuncio per diffamazione?».

I parlamentari di Alternativa parlano di «una infame e pericolosa legittimazione di un metodo maccartista. Il Copasir dovrebbe occuparsi di questioni serie, non fungere da braccio armato della propaganda di Governo». Il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, chiede chiarezza: «suscita inquietudine - afferma - apprendere che il Copasir sia in possesso di liste secretate di persone, fra cui giornalisti, classificate come "filorusse" e "filoputiniane"».

La novità di ieri è dunque l’arrivo sul tavolo del Comitato dell’informativa redatta dall’intelligence che da tempo tiene d’occhio la cosiddetta "minaccia ibrida": operazioni di influenza e interferenza, anche attraverso il dominio cyber, per condizionare l’opinione pubblica ed i processi decisionali di un Paese. Mentre non sarebbe ancora giunta l’altra documentazione richiesta, quella relativa ad Antonio Capuano, il consulente di Matteo Salvini, che ha tenuto i contatti con l’ambasciata russa in Italia per organizzare il viaggio - poi saltato - del leader leghista a Mosca. E’ in particolare il controspionaggio dell’Aisi a monitorare l'attivismo dei tanti personaggi sensibili agli interessi di Mosca che operano in Italia in vari campi: dall’informazione alla diplomazia, agli affari.

L’argomento è tuttavia scivoloso anche per i servizi, perchè è quasi sempre difficile attribuire la minaccia ad un preciso attore statuale. Urso, da parte sua, non ha dubbi: «Che esista una macchina della disinformazione e della propaganda che agisce da almeno 10 anni - ricorda - non lo dico io, ma istituzioni del Parlamento europeo che hanno censito oltre 13.800 fake news propagate dai russi per condizionare le nostre democrazie».

Quanto alla lista apparsa sul Corriere, puntualizza, "io l’ho letta sul giornale, non la conoscevo"; il Copasir non ha mai «condotto proprie indagini su presunti influencer», «non ha poteri di indagine ma ottiene informazioni dagli organi preposti anche al fine di realizzare, ove lo ritenga, relazioni tematiche al Parlamento». Proprio la relazione è un punto interrogativo: quelle precedenti sono state approvate all’unanimità. Questa rischia di non avere il consenso di tutti. Il leghista Volpi si è detto «sconcertato» per attività attribuite al Comitato ed ha invitato a «ritrovare una forma comunicativa più idonea e consona».

Dagli altri componenti le posizioni sono invece allineate. "Noi - ha detto la vicepresidente Federica Dieni (M5s) - siamo i primi a voler tutelare la libertà di informazione, ma per poterlo fare ci vuole informazione seria e non fatta da soggetti coartati in maniera più o meno lecita o consapevole. Noi facciamo il nostro lavoro nell’interesse del Paese». Nessuna censura, le fa eco Enrico Borghi (Pd), «nessun ruolo improprio rispetto ai mass media, ma difesa delle istituzioni repubblicane in stretta connessione con gli altri Paesi europei e con gli Stati uniti che vivono simili tentativi di infiltrazione». Il Comitato è atteso ora da una missione a Washington dal prossimo 12 giugno, che servirà - come anche quella successiva in programma a Bruxelles - ad acquisire altro materiale nell’ambito dell’indagine sulla disinformazione: in quattro giorni ci saranno incontri con le due Commissioni omologhe di Camera e Senato, il Comitato sugli investimenti esteri, il Dipartimento di Stato e con le agenzie di intelligence. Previsti anche meeting con alcune fondazioni americane.

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