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Tv pirata, per lo sport un danno da 267 milioni di euro. Vezzali: "Serve una task force"

Non solo eventi sportivi, ma l'incidenza della pirateria audiovisiva tra gli italiani riguarda anche la fruizione illegale di film, serie tv e programmi

Oltre un miliardo e mezzo di perdite l'anno - di cui 267 solo per lo sport - e un impatto sul Pil per 716 milioni, che brucia più di 9000 posti di lavoro e sottrae gettito all’erario. Sono solo alcuni dei numeri italiani legati al fenomeno della pirateria tv, discusso oggi a Roma all’Auditorium dell’Ara Pacis durante gli «Stati Generali della lotta alla pirateria tra legalità e sicurezza».

L’indagine Fapav/Ipsos 2021, infatti, dimostra come salga al 43% l'incidenza della pirateria audiovisiva tra gli italiani adulti che hanno fruito illegalmente di film, serie tv, programmi ed eventi sportivi. «Lo sport, però, è fra le industrie più colpite», denuncia la sottosegretaria del Governo, Valentina Vezzali, nell’apertura dei lavori. «A livello normativo la politica sta cercando di porre rimedio alla mancanza di celerità e flessibilità nel contrastare la pirateria. A questo riguardo, confermo il mio supporto a dar vita a una task force operativa h24 per tutti i giorni della settimana», è la proposta lanciata dalla sottosegretaria che per contrastare questo fenomeno ritiene fondamentale «un lavoro in sinergia a livello istituzionale di tutti i protagonisti dell’industria audiovisiva». Anche perché la ricerca Fapav parla chiaro: la pirateria in Italia avanza in termini di audience ma decresce sotto il profilo della frequenza, ma un discorso a parte va fatto per gli sport live. E se nel 2019 per questa tipologia di contenuto la percentuale di fruizione si attestava al 10%, nel 2021 è salita al 15%.

Di percentuali più alte si parla quando il confronto si sposta sui pirati consapevoli della gravità dei propri comportamenti: qui si tratta del  50% nel 2021, quasi il doppio rispetto al 2019 dove la quota si fermava al 28. Nello specifico, invece, la stima del danno economico causato dalla pirateria al reparto sport è pari a 267 milioni di euro con circa 11 milioni di fruizioni perse. «Sono numeri allarmanti» ha detto Federico Bagnoli Rossi, presidente e dg Fapav, spiegando la ricerca e la pandemia non ha aiutato. «E' molto evidente la marcata crescita della pirateria digitale, che ha guadagnato terreno durante il periodo di lockdown», ha sottolineato Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos Italia. Ma se da una parte la tecnologia ha aiutato questo fenomeno, dall’altra «credo che ce ne tirerà fuori» ha concluso l’ad della Serie A, Luigi De Siervo. Il problema, poi, è anche culturale. «Il nostro è un paese che ci fa preoccupare quando i nostri figli delinquono fingendo che non sia così con la pirateria - ha continuato -. Il comparto del calcio ha bisogno delle risorse che perde. Non è possibile nel 2022 che accada tutto questo, è il momento di dire basta e che che il lavoro svolto dal Parlamento arrivi a risultato concreto. Dobbiamo fare la storia della legalità dei prossimi anni».

Perché negli ultimi quattro, secondo De Siervo, i soldi persi per pirateria dal calcio italiano si attestano sul miliardo e un ultimo spunto a riguardo lo regala Luigi De Laurentiis, presidente del Bari. «La pirateria diventa un problema anche di tasca e non me ne vogliano le piattaforme. Quante sono ora sul mercato? Tantissime, e quanto si spende? Ad oggi ancora tanto. La pirateria si sconfigge anche grazie a un’offerta allettante e che alla percezione dell’utente oggi magari è troppo cara».

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