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Ius scholae, ok alla cittadinanza per i minori stranieri dopo 5 anni in classe

Arriva in Aula alla Camera la proposta di legge che mira a modificare l’attuale normativa sull'acquisizione della cittadinanza italiana da parte di un cittadino straniero.

Arriva in Aula alla Camera la proposta di legge che mira a modificare l’attuale normativa sull'acquisizione della cittadinanza italiana da parte di un cittadino straniero. Dopo vari tentativi nel corso degli ultimi anni, tutti rimasti lettera morta, l’Assemblea di Montecitorio si appresta ad esaminare il testo che introduce lo ius scholae, ovvero la possibilità di richiedere la cittadinanza per un minore straniero dopo il compimento di almeno un ciclo scolastico di 5 anni. L’iter del provvedimento è stato lungo e non privo di ostacoli: contro la proposta di legge - sostenuta da centrosinistra e M5s - si sono schierati sin dall’inizio Lega e Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia inizialmente ha votato a favore in occasione dell’adozione del testo base, per poi votare contro quando la commissione Affari costituzionali ha licenziato il provvedimento per l’Aula.

E la battaglia del centrodestra si sposterà ora in Assemblea. Durante l’esame in commissione sono state apportate alcune modifiche al testo base, con l’approvazione di quattro emendamenti: tra le novità più importanti, l’aggiunta della necessaria conclusione «positiva» dei 5 anni di scuole elementari, la possibilità che siano considerati anche i percorsi di formazione professionale per la richiesta della cittadinanza, l’eliminazione del requisito della richiesta presentata da entrambi i genitori (è sufficiente che la domanda sia inoltrata da uno solo dei genitori) e, infine, l’eliminzione dal testo del requisito della residenza in Italia «ininterrotta».

Vittoria Casa: tempi maturi per la legge

“Sullo Ius Scholae il Paese reale chiede al Parlamento un segnale di coerenza - lo afferma Vittoria Casa, presidente commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera - Centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi crescono, studiano e si esprimono nella nostra lingua, assimilano cultura e costumi, sono di fatto integrati nelle nostre comunità locali. Eppure vivono un’integrazione a metà a causa dei limiti di una legge sulla cittadinanza vecchia di trent’anni. È tempo che diritto e integrazione siano effettivi, riconoscendo con forza alla scuola il ruolo istituzionale costituzionalmente garantito”: così Vittoria Casa, presidente commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera.

 

Questi i capisaldi della proposta di legge che mira a introdurre nell’ordinamento italiano lo ius scholae:

IUS SCHOLAE, I REQUISITI

la cittadinanza italiana può essere acquisita dal minore straniero nato in Italia o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età. Il minore deve risiedere legalmente in Italia e deve aver frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi la scuola primaria, è altresì necessaria la conclusione positiva del corso. Il requisito della minore età si considera riferito al momento della presentazione dell’istanza o della richiesta da parte di uno dei genitori o di chi esercita la responsabilità genitoriale.

DOMANDA DI CITTADINANZA

La cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà in tal senso espressa, entro il compimento della maggiore età dell’interessato, da un genitore legalmente residente in Italia o da chi esercita la responsabilità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore. Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, l’interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza. Qualora non sia stata espressa la dichiarazione di volontà, l’interessato acquista la cittadinanza se ne fa richiesta all’ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.

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