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Addio a Gianni Minà, la nonna era di Lipari e scampò al terremoto di Messina

Suo nonno, il padre di suo padre, veniva da un piccolo paese delle Madonie, Castelbuono. La madre e la nonna isolana si trovavano a Siracusa per il Natale quando ci fu il catastrofico sisma del 1908

Origini messinesi per Gianni Minà, il grande giornalista morto ieri. Minà nella sua biografia «Storia di un boxeur latino» aveva rivelato come la nonna materna Nella fosse originaria di Lipari, e il nonno paterno di Castelbuono, trapiantato in Piemonte. Gianni Minà rivelava che deve il nome al nonno Giovanni Impallomeni, che insegnava all’Università di Messina nei primi anni del Novecento. “Se sua figlia e sua moglie non fossero sopravvissute, di lui non sarebbe rimasto neppure il nome, che ora porto io”, scriveva Minà, ribadendo il legame tra la madre, figlia unica, e il terremoto “siculo-calabro”, “la peggiore catastrofe della storia italiana”. Si salvarono miracolosamente: “Lei e nonna Nella erano vive per caso. Avevano da poco festeggiato il Natale e il giorno dopo Santo Stefano si erano trasferite a Siracusa da altri parenti per passare lì la fine dell’anno. Mia madre era appena bambina”, rileva il noto giornalista, che ricorda come il nonno era in procinto di raggiungerle dopo aver risolto alcune faccende universitarie.
La madre Franca (che amava cucinare la parmigiana secondo la ricetta della zona messinese) e la nonna non tornarono a Messina: il sisma del 28 dicembre le costrinse a fermarsi a Siracusa “avvolte dalla triste luce di una perdita troppo precoce”, quella del nonno del futuro grande reporter, il cui corpo non venne mai ritrovato. Negli anni Venti le due si trasferirono a Trieste, dove lavorarono come maestre. Nonna Nella, come detto, era nata nell’isola di Lipari, “in una casa borghese, dalla cui terrazza, le piaceva dire, si leggeva il mare”. Il padre, il bisnonno di Gianni Minà, era stato per anni l’unico maestro elementare, tanto che tutti i ragazzini dell’isola tra fine Ottocento e i primi del Novecento avevano studiato con lui. Ma quando iniziò il flusso emigratorio dalle Eolie all’estero, il maestro decise di trasferirsi con la famiglia a Messina. Lo zio Peppino andò invece il Russia, “cosacco del Don”, che “in una ventosa mattina di ottobre del 1920” si presentò a Messina insieme alla moglie finlandese: la coppia poi emigrò negli States. Una storia da romanzo, che collega un grande giornalista a Messina nel 1908.

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