Dopo il record di ascolti dal 2020 per il live d’esordio, peraltro utile per scrollarci la prima zavorra di questa edizione ovvero gli Animaux Formidables (voto 5) che – diciamolo – potevano piacere solo a Morgan e che, alla terza volta che facevano la stessa cosa, sono stati gentilmente accompagnati alla porta, il secondo appuntamento con l’edizione 2023 di XFactor era atteso principalmente per un motivo: riusciranno i nostri eroi di Sky a tirarsi fuori dal disastro in cui si sono volontariamente cacciati con l’annuncio del ripescaggio, che aveva subito mandato in confusione la povera Francesca Michielin (voto 4), i quattro giudici e il pubblico? Spoiler: la risposta è no. Ed era ovvio, perché – come direbbe Bartali – gli è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare. Ricapitoliamo: come ogni anno, tra Bootcamp e Home Visit cadono almeno tre-quattro teste coronate, ovvero concorrenti che probabilmente meriterebbero di passare. È una cosa normalissima, diretta conseguenza della formula del talent, ma si sa, a Sky (voto 0) hanno sempre la testa che firrìa e quindi hanno pensato: visto quanto hanno fatto discutere sui social le eliminazioni di Alice B a favore di Asia da parte di Fedez e quella di Anna Castiglia ad opera di un iperprotettivo Morgan, perché non piazzarle in un mega ballottaggio à la Grande Fratello insieme a un altro paio di mezze figure, ripescarle come più votate e quindi farle affrontare in un “ultimo scontro” al contrario (cioè un “primo scontro”) per recuperare la quota di pubblico indignata per l’eliminazione di una o dell’altra? Cosa potrebbe mai andare storto?
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Ovviamente, la risposta è “tutto”. E come vuole la legge di Murphy, tutto è andato storto dall’inizio. Con la Michielin che sembrava interrogata a sorpresa alla lavagna da impreparata e Fedez che subodorava la fregatura e s’informava su quale squadra avrebbe accolto il ripescato... Lo stesso Fedez ieri sera ha preannunciato in diretta una protesta formale per la scelta di dare a Morgan (che aveva appunto perso un concorrente al primo live) un’altra possibilità, magari proprio con una concorrente da lui ingiustamente eliminata. Alla fine non è successo nulla, se non che Alice B non è nemmeno arrivata al ballottaggio e che gli Astromare hanno battuto Anna Castiglia (poverina, la lasciamo in pace adesso? Voto 8), per la disperazione di Morgan (voto 4) che in squadra proprio non ce li voleva. Loro, più volte accusati – come gli Animaux Formidables – di suonare sempre la stessa cosa, per non smentirsi hanno riproposto il loro medley di due brani di Jerry Lee Lewis prima di fare inversione a U nella seconda manche e brutalizzare senza alcuna pietà Don’t stop me now dei Queen (voto 5). Dureranno? Certo che no. Come non è durata Asia (voto 7), penalizzata oltremisura dall’assegnazione di Fedez (che fa pubblica ammenda dopo un’ottima ma inutile Bang Bang all’ultimo scontro): troppo complessa All The Stars di Kendrick Lamar con SZA, e comunque al pubblico non doveva piacere proprio visto che era già finita al ballottaggio nel primo live. E come non durerà Povero Gaetano (voto 4), che d’ora in avanti chiameremo così perché non riusciamo a guardarlo senza immaginarlo neomelodico, e al quale Ambra riserva un trattamento per sottrazione, sia vocalmente che nel look, così accurato da sottrargli soprattutto... i voti e farlo finire all’ultimo scontro. La totale mancanza di naturalezza e spontaneità di questo ragazzo, pur dotatissimo vocalmente – o forse proprio perché dotatissimo vocalmente – implode drammaticamente in Dancing On My Own di Robyn nella versione di Calum Scott, non scompare ma almeno non è fuori luogo in It’s a man’s man’s man’s world di James Brown che lo salva. Ancora per poco.
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Domanda: non sarebbe stato più giusto assegnare gli Astromare alla squadra di Fedez, che li aveva esclusi, magari quando, dopo l’eliminazione di Asia, si è ritrovato con due soli concorrenti proprio come Morgan? E ai dirigenti della piattaforma satellitare non potremmo assegnare un bel pezzo dei Beatles come Lucy in the Sky with Diamonds (per pochi, a meno di prendere solo le maiuscole...)?
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Restiamo su Ambra (voto 5) che rilancia anche quest’anno la sfida a Levante come giudice più in confusione della storia di XFactor – perché persino Arisa, Hell Raton e Rkomi una mezza idea ce l’avevano; sbagliata, ma ce l’avevano – e alla seconda puntata ha già macinato e rovinato il talento più cristallino di questa edizione, quell’Angelica (voto 4) che all’esordio aveva incantato con Nothing compares 2 U di Prince per Sinead O’Connor e che si trova imbarcata nel naufragio di Love me again di John Newman, pezzo molto bello che però non ha nulla a che vedere con lei. La solita smania “ambrata” di fare cose diverse, senza però avere troppa cognizione di cosa fare, mette in grande difficoltà la grande favorita di XF2023, palesemente a disagio con un brano lontanissimo dalle sue corde e dalla sua sensibilità. Prova anche a farlo capire ad Ambra, ma lei è senza auricolare e da quell’orecchio non ci sente. Fortuna (per lei) che in squadra ha un concorrente con sufficiente personalità e maturità per non snaturarsi, come il bravissimo Matteo Alieno (voto 8), che si affranca dalla bruttura del primo live (Bellissima di Annalisa con polemiche annesse, e per la cronaca aveva pienamente ragione Morgan) affrontando con piglio e con una solida base vocale Dio mio no di Battisti. Nella testolina di Ambra è l’outsider, se continua così diventerà l’highlander, ovvero l’unico che resterà in piedi.
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A ringraziare e incassare è principalmente Sarafine (voto 8), la cantante e producer vibonese trapiantata a Bruxelles che continua la sua esplorazione di mondi musicali alieni al prime time passando da Habanera dalla Carmen di Bizet della prima puntata a Eleanor Rigby dei Beatles, ovviamente arrangiata e prodotta con ampio ricorso all’elettronica come è nella sua cifra stilistica. Sara è bravissima e probabilmente unica, con un solo rischio in prospettiva: al di là delle sonorità diverse, nelle sue produzioni la struttura dei pezzi è più o meno sempre uguale. La sfida per lei e per il suo giudice Fedez (voto 7), che finora sono andati abbastanza sul velluto, sarà cambiare e mostrare maggiore varietà per immaginare – «amici, romani, concittadini, prestatemi orecchio» – addirittura di vincere XFactor. Persa Asia, Fedez può contare anche su Maria Tomba (voto 7), questo inquietante personaggio goth in pigiama che sulle note di You shook me all night long degli AC/DC popolerà a lungo i nostri incubi dopo un’improvvida peperonata serale. In particolare in questo brano, Maria mostra un significativo vocione nel ritornello, anche se questa rotondità opposta al “graffio” di Brian Johnson trasforma completamente il pezzo. In più, ha una presenza scenica debordante e si mangia il palco come se non avesse fatto altro nella vita. E magari è così.
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Lungi da noi infierire su Morgan, miglior giudice della storia italiana del talent inventato da Simon Cowell. Anzi, nelle puntate registrate era sembrato persino più lucido e concentrato che mai (e si può capire perché). Nel marasma di una squadra già assemblata, montata e da rimontare, al di là della malaparata con gli Astromare, gli resta il delicato Selmi (voto 6) che abbandona il vestito su misura del cantautorato (Parole che si dicono di Fossati alla prima uscita era stata un momento di puro incanto) per affrontare un altro tipo di struggimento, quello di Thom Yorke e dei Radiohead in No surprises. Non una scelta particolarmente calzante, lui però ha il merito di non perdere la sua identità e per il momento va bene così. Anche perché con i SickTeens (voto 6) Morgan è già ai ferri corti: Voices di Russ Ballard è un’assegnazione nemmeno troppo “laterale”, ma i ragazzi non sono per nulla convinti da un brano che ha quarant’anni e che pure, alla fine, riescono a portare a casa dando in qualche modo ragione al loro giudice, ma che in realtà non ci ha detto proprio nulla su di loro.
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Abbiamo lasciato per ultimo Dargen (voto 7), che al momento compete con Fedez per il titolo di “giudice che almeno ci ha capito qualcosa”. Anche se, a nostro avviso, cade proprio sul protagonista più atteso, quel Settembre (voto 4) che – a proposito di neomelodici e affini – non possiamo guardare senza pensare a un Nino D’Angelo belloccio. È considerato il probabile vincitore dagli scommettitori, anche se la “macchia” di aver friendzonato Maria Tomba potrebbe alienargli le simpatie del pubblico... Dopo un discutibile Fabri Fibra che, neanche a dirlo, ha fatto andare in deliquio il tavolo (boh), non si si scolla da Napoli esibendosi in Chiagne di Geolier featuring tutta Pusillipo. Bravo, per carità, ma cheduepalle. Fortuna che ci sono gli Stunt Pilots (voto 8) alle prese con una sorprendente cover di Englishman in New York di Sting in versione funk-rock, forse persino troppo scarna in certi punti senza chitarra ma con un mix ancora azzeccato tra voce e sezione ritmica; e fortuna soprattutto che c’è il nostro preferito, Il Solito Dandy (voto 10), questo figuro allampanato che viene da una storia personale di cantautorato “serio” e che al primo live si era regalato una struggente Canzone dei vecchi amanti di Jacques Brel nella versione di Franco Battiato. Stavolta la scelta è apparentemente fuori registro: Giulia di Gianni Togni, che lui letteralmente si mangia mostrando anche un vocione perfettamente intonato anche quando si agita – un po’ goffamente, ammettiamolo – sul palco. Noi ci saremmo risparmiati l’inserto di Around the world dei Planet Funk sul finale, ma tant’è. Ovvio che non vincerà mai, ma finché resterà in gara avremo quantomeno la certezza di ascoltare sempre qualcosa di molto interessante.
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