Sono state oltre tremila nel 2023 le denunce di aggressione on line, 291 i casi di cyberbullismo e 198 i minori indagati. Allarmano, ma non stupiscono, i dati diffusi dalla Polizia Postale in occasione del Safer Internet Day e della Giornata contro il bullismo e cyberbullismo, tema affrontato in maniera particolarmente intensa attraverso l'iniziativa #Cuori Connessi che oggi ha visto molte scuole italiane partecipare all'evento web, promosso parallelamente a quello organizzato dal Ministero dell'Istruzione nell'ambito del programma Generazioni Connesse aprendo il Mese della Sicurezza in rete.
Il rapporto del Moige presentato al Senato
I minori sono sempre più un «un popolo di content creator e influencer, 1 su 4 ha un canale dove
racconta la propria vita, il 49% naviga senza filtri anti-pornografia, quasi uno su due ha subito prepotenze sul web. Per il 60% il cyberbullismo è frutto della mancanza di controlli, 1 su 4 fa amicizia in Rete con estranei». Sono i dati del Moige, Movimento italiano genitori, elaborati con la collaborazione dell’Istituto Piepoli in occasione del Safer Internet Day 2024, da cui emerge, secondo i curatori, «una scarsa consapevolezza del proprio comportamento online ed un uso errato dell’Intelligenza Artificiale».
In nome della popolarità si abbassa la guardia
Il Rapporto è stato presentato nella Sala Zuccari del Senato della Repubblica, occasione per lanciare anche l’edizione 2024 della campagna "Educyber Generations", che coinvolge ogni anno migliaia di studenti, docenti e genitori. «I minori stanno diventando un popolo di (aspiranti) influencer, dove la visibilità online, il numero di follower e le interazioni con gli utenti sono la cosa più importante. - commenta Antonio Affinita, direttore generale del Moige - In nome di questa popolarità si è disposti a tutto, e si finisce per abbassare la guardia. I dati parlano di una presenza online sempre più massiccia, con minori che aprono un proprio canale dove condividono dettagli della vita privata, foto, video e accettano richieste di amicizia da sconosciuti. È necessario un maggior coinvolgimento dei genitori, delle istituzioni e degli operatori tecnologici, unitamente a chi crea i contenuti, non solo per limitare l’utilizzo che viene fatto della rete, evitando che abbiano accesso a contenuti non idonei e illegali per la loro età, ma proprio come guida, affinché i nostri ragazzi sviluppino una maggiore e migliore consapevolezza dei rischi della rete, indicando loro quali siano i comportamenti da adottare».
In rubrica contatti di persone mai viste
La rilevazione dei dati, condotta nel 2023, ha coinvolto 1.788 studenti delle scuole medie (40%) e superiori (60%), sia maschi (49%) sia femmine (51%). Per quanto riguarda l’uso della Rete e le relazioni personali, "anche se l’88% dei minori intervistati afferma avere più amici nel mondo reale, più di 1 su 3 (35%) accetta le richieste di amicizia o contatto da parte di utenti sconosciuti (nel 2022 era il 30%), e il 20% ammette di averli incontrati anche di persona. L'81% ammette che nel proprio smartphone ha in rubrica contatti di diverse persone che non ha incontrato personalmente, ma con le quali ha condiviso il proprio numero telefonico. Di loro, il 14% ha meno di 15 anni». Inoltre, un altro dato significativo è quello relativo al tipo di presenza sui social. Oltre 1 su 4 (26%, nel 2022 era il 22%, nel 2020 il 19%) ha un proprio canale attraverso il quale condivide con gli utenti contenuti come video, tutorial, foto, dove racconta la propria vita, anche facendo live streaming. Questo fenomeno risente con ogni probabilità del ruolo sempre più importante che rivestono gli influencer agli occhi degli adolescenti, che aspirano a diventare come loro.
In aumento anche il numero di minori che ha condiviso online foto personali (9%, nel 2022 era il 7%, nel 2020 il 6%). Preoccupa particolarmente il dato relativo all’età: il 6% di chi ha ammesso di averlo fatto ha meno di 15 anni.
Informazioni: fortunatamente non solo dal web
Per quanto riguarda le Fake news e l’informazione, «se per il 22% dei minori intervistati internet è l’unica fonte di informazione, il 78% si rivolge anche ad altre fonti. Solo il 47%, quindi meno della metà, si rivolga ai propri genitori o altri adulti di cui si fida, come possono essere i propri insegnanti, dato in calo del 5% rispetto all’anno precedente. Un segnale chiaro di come sia cambiato il rapporto genitori-figli o insegnanti-studenti». La televisione continua ad essere il mezzo di informazione preferito da 1 ragazzo su 4, mentre l’8% predilige giornali o riviste. Dallo studio emerge una generale fiducia nei confronti di quanto viene letto su internet. Il 42% crede che ciò che si legge online sia attendibile (+5% rispetto alla rilevazione del 2022), ma il 52% ammette di aver creduto almeno una volta ad una notizia che poi si è rivelata una fake news. Solo il 17% verifica sempre ciò che legge, dato in leggera crescita (+2%) rispetto all’anno precedente.
Bullismo e cyberbullismo dilagano
«I dati continuano a disegnare un contesto in cui bullismo e cyberbullismo sono ancora molto
diffusi», evidenzia ancora il rapporto. «L'8% degli intervistati ammette di usare sempre o spesso foto o video per prendere in giro qualcuno, dato che registra un trend di crescita costante: nel 2022 era il 6%, nel 2019 il 5%. Il 17% lo fa raramente, ma ammette di averlo fatto almeno una volta. Il 45% degli intervistati ha subito almeno una forma di prepotenza. Nel 34% dei casi si è trattato di violenza verbale (come insulti e offese), nel 26% psicologica (pettegolezzi negativi, esclusione dal gruppo), per il 6% fisica (calci, pugni), il 6% sono stati casi di cyberbullismo (shitstorming, condivisione di contenuti personali)».
Scarsa consapevolezza delle conseguenze
Tra ragazze e ragazzi, rilevano i curatori, «c'è poca consapevolezza delle conseguenze delle loro azioni in Rete: per il 77% il proprio comportamento online è corretto, mentre il 23% non si è mai interrogato a riguardo. C'è ancora troppa confusione anche intorno a bullismo e cyberbullismo, e al fatto che questi comportamenti costituiscono dei reati penali: il 25% è poco o per nulla consapevole a riguardo». In questo contesto, per i ragazzi la mancanza di controlli e tutele da parte dei social incide in modo negativo sul fenomeno, incentivando il bullismo "molto» (18%) o «abbastanza» (42%).
Altro tema indagato, quello dei filtri anti-porno. «Nonostante esistano dei validi filtri di navigazione che precludono ai minori l’accesso a contenuti pornografici, questi sembrano essere ancora poco utilizzati. Il 49% dei minori intervistati naviga abitualmente senza filtro anti-porno, l’8% lo usa solo "raramente». Il 67% dei partecipanti all’indagine valuta questi filtri come abbastanza o molto utili, mentre 1 su 4 ritiene che limitino la libertà di navigazione. In generale, emerge che i minori parlano poco in famiglia della possibilità di adottare strumenti per una navigazione sicura, quasi la totalità degli intervistati, il 94%, non ne ha mai parlato con i genitori, o lo ha fatto raramente.
Intelligenza artificiale: ancora tanto da imparare
Sull'intelligenza artificiale il 48% dichiara di utilizzarla sempre o spesso. Per il 57%, è uno strumento valido che potrebbe aiutarlo nello studio e dell’apprendimento, il 62% ritiene che possa aiutarlo a risolvere i problemi e il 53% crede che possa migliorare il livello generale dell’istruzione. Questi strumenti vengono usati abitualmente come aiuto negli studi e nei compiti dal 38% degli studenti, anche se quasi 1 su 4 (23%) ammette poi di essersi trovato in situazioni in cui l'intelligenza artificiale ha fornito informazioni errate o inesatte. Il 38% degli intervistati crede che l’IA abbia un ruolo molto o abbastanza importante nella sua vita, il 45% crede sia poco importante e il 17% per nulla importante. Solo il 25% pensa che possa influenzare negativamente la propria privacy.
Profili social anche al di sotto dell'età consentita
«Il 33% dei bambini italiani di età compresa tra i 5 e i 7 anni usa i social e ha un proprio profilo social, anche se l’età minima per iscriversi sarebbe 14 anni». A lanciare l’allarme è stato Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione nazionale delle dipendenze tecnologiche, nel corso del convegno organizzato dal Moige per presentare il progetto «Educyber Generation». «Sono dati di una ricerca del 2022, molto più preoccupanti di quelli pre pandemia - ha spiegato Lavenia - Già a quell'età infatti il 28% possiede uno smartphone, l’83% usa un tablet e il 23% un laptop, il 74% guarda tv o film sui device, il 93% utilizza piattaforme di videosharing e il 59% siti o app di messaggistica. Attenzione però: la 'digitalizzazionè dei nostri figli è ancora più precoce, visto che a 3-4 anni il 18% ha uno smartphone, il 78% usa un tablet e il 10% un laptop, l’81% guarda tv o film sui device, l’89% utilizza piattaforme di videosharing, il 50% usa siti o app di messaggistica, il 21% i social media e il 24% ha un profilo social. Prima approcciavamo gli adulti, poi gli adolescenti, ora i bambini appena nati perchè non c'è salute senza salute mentale e non c'è salute mentale senza benessere digitale: un bimbo esposto per un’ora e mezzo al giorno davanti ad uno schermo ha il 35% di probabilità di sviluppare disturbi di socialità a 5 anni e rischia 10 volte di più di andare incontro a disturbi di attenzione a 7 anni: nei loro primi 1000 giorni di vita ci giochiamo il loro sviluppo cognitivo e non è un caso se continuano a crescere deficit di attenzione, iperemotività e anche difficoltà da più grandi a gestire momenti di frustrazione, come ad esempio l’essere lasciati dal partner».
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