Allevi e Haller. In apparenza una semplice cacofonia che spunta fuori accostando due artisti appartenenti a mondo diversissimi. In realtà c'è molto ma molto di più. Perché nell'ultima settimana, proprio da questa improbabile coppia, abbiamo imparato tantissimo. L'uno divino con le mani, l'altro chirurgico con i piedi, ma entrambi dotati di una testa “enorme”. E non solo - nel caso del pianista - per via dei riccioli che spuntano dappertutto (ma che per qualche mese sono stati spazzati via da un mieloma multiplo) o per la struttura imponente - se parliamo dell'attaccante africano, diventato all'improvviso fragile a causa di un tumore ai testicoli. Entrambi accomunati dalla malattia, entrambi protagonisti dei due momenti topici dei rispettivi Paesi. Allevi è stato il vero vincitore del Festival di Sanremo, perché con la sua testimonianza ha polverizzato ogni tipo di problemuccio dei suoi dirimpettai (noi italiani), parlando della bellezza della vita; anche quella che si può osservare dalle finestre degli ospedali, rimarcando la differenza tra i colori dell'alba e quelli del tramonto. Haller è stato il principale vincitore della Coppa d'Africa con la Costa d'Avorio. Non si è solo limitato, a distanza di pochi mesi dall'aver sconfitto il cancro, a raggiungere la finale insieme ai suoi compagni. No, è andato anche oltre: la finale l'ha anche risolta gonfiando la rete. Il destino ha scelto lui come uomo-copertina della competizione più importante del Vecchio Continente. Così come qualunque appassionato di calcio avrebbe sognato che fosse proprio Haller a sigillare il trionfo ivoriano. Perché Giovanni e Sebastien sono due vincitori, anche lontani dal palco o dal prato verde. Lo erano anche quando, costretti a guardare la vita da un letto d'ospedale, sognavano di poter accarezzare i tasti di un pianoforte con le dita e con l'anima o spingere con ritrovata forza una palla in fondo alla rete, mandando in visibilio una Nazione. Allevi-Haller: una sublime cacofonia.
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