«Sono madre, ho scelto di essere madre. Quattordici anni fa ho scelto di abortire. Era importante dirlo ad alta voce, in Parlamento, perché nessuna donna nella stessa situazione si debba vergognare». Lo spiega in un’intervista a La Stampa Gilda Sportiello, deputata M5S, che è intervenuta in aula a Montecitorio contro la norma del decreto Pnrr che apre le porte dei consultori alle associazioni pro-vita, anche raccontando la sua storia personale.
«Ho pensato a come possa sentirsi in questo momento una donna che si trova davanti alla decisione di chiedere un’interruzione di gravidanza, vuole recarsi in un consultorio, è spaventata e non sa cosa aspettarsi - prosegue -. Cosa può provare davanti a un governo che sembra le sia nemico, mentre viene di fatto messo in discussione il diritto all’aborto? Ho sentito l’esigenza di combattere la narrazione secondo cui chi fa questa scelta si debba vergognare, debba tenerla segreta, come fosse un tabù».
Per questo «parlarne nell’aula della Camera era importante, necessario. Ed è così, perché mi stanno scrivendo tante donne che si sono sentite rappresentate», racconta. In un’intervista a Repubblica la deputata spiega poi come per il suo racconto è stata attaccata.
«Mi hanno attaccato sui social ma anche i colleghi della maggioranza. C'è chi mi ha detto "ti sei voluta divertire e poi" - prosegue - . Una donna non può e non deve sentirsi accerchiata da questo governo che sta conducendo un attacco tanto violento contro le donne. Ho voluto spezzare una narrazione, un racconto tossico che vuole colpevolizzare le donne che abortiscono e farle vivere nella vergogna».
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