In un’intervista al Manifesto, nelle scorse ore, Nadia Terranova ha rivelato di essere stata protagonista di un caso analogo a quello di Antonio Scurati. Nel marzo scorso, dopo le cariche della polizia agli studenti a Pisa che partecipavano a un corteo pro Palestina, la scrittrice messinese aveva scritto un testo che doveva essere letto durante la trasmissione "Che sarà", condotta da Serena Bortone su Raitre, al centro della bufera dopo la cancellazione del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile.
“La redazione mi aveva invitata a scrivere un monologo, che io stessa avrei dovuto leggere – ha raccontato la Terranova – l’ho fatto, ma il testo non è stato reputato adatto alla puntata”. Dice di essere rimasta “stupita quando mi è stato chiesto di cambiare il mio monologo. A me sembra - ha aggiuto - che quasi ci si aspetti una forma di autocensura”.
“Quanto a me - aveva già precisato Nadia Terranova in un editoriale che si intitola "Nessuno vuole il potere", nel numero della Rivista K in uscita il 26 aprile - proprio nelle settimane in cui ricevevo i racconti per K, ne ho avuto uno: una trasmissione televisiva mi ha chiamata invitandomi a scrivere e recitare un monologo, ma dopo aver inviato il testo sono stata contattata dalla redazione che mi ha informata che avrei dovuto modificarlo secondo precise indicazioni. Mi sono rifiutata. Era un testo sul potere. Contro il potere. Ho rinunciato alla puntata, e ho tenuto il testo originale che ha poi avuto altre destinazioni. Siamo sempre ingranaggi, ma possiamo quasi sempre sottrarci: il quasi apre uno spazio e ne chiude un altro. Stavolta ero in uno spazio aperto. Uno spazio dal quale mi è stato impedito di marciare sulla testa dei sovrani da un palco, e io me ne sono presa un altro, anzi me lo sono costruita apposta, trasformando senza troppe chiacchiere quel divieto, con una sparizione e un’esplosione, nel senso di un altro racconto”.
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