«Da una parte ci sono i giovani che hanno delle priorità e voglia di partecipare, dall’altra la stampa che si occupa delle cazzate che fa Fedez di notte e non avete capito che a loro non gliene frega nulla. Sarebbe il caso che la stampa rivedesse le sue priorità e non giocasse a fare l'influencer». Lo ha detto Fedez, in un incontro dedicato alla salute mentale al Salone del Libro, all’Auditorium del Lingotto, rispondendo alla domanda di un giovane sulla disparità di trattamento tra profughi ucraini e palestinesi. «Non ho nessun problema a parlare di genocidio, nessuna questione ideologica», ha sottolineato Fedez. «Quando parliamo di digitalizzazione credo sia ora di smetterla con le tifoserie, con il bianco e nero. Di sicuro, dopo il Covid è venuta meno la parte reale e per questo penso che in questo momento sia fondamentale permettere ai ragazzi di confrontarsi in luoghi reali quali sono i centri sociali, al di la della loro appartenenza politica». «E' vero che il malessere può portare a spunti creativi. Ci sono stati depressivi che però ti annullano come individuo. Condizioni che ho vissuto e che uccidono la creatività. Il tema è convivere con il tuo malessere - ha aggiunto. - Bukowski, ad esempio, conviveva benissimo con i suoi demoni. Una convivenza sana con il suo malessere. Ma ci sono altre situazioni in cui non ti senti bene con te stesso e li è difficile cavare qualcosa di buono».