Domenica 22 Dicembre 2024

La Giornata contro l'omobitransfobia compie vent'anni: donne e omosessuali bersaglio dell'odio online. Tante denunce, troppi silenzi

Non binario. È il genere di Nemo, l’artista che ha vinto l’Eurovision Song Contest con i colori della Svizzera, anzi con tutti i colori dell’arcobaleno di un brano che racconta un percorso queer. Di chi cioè non solo non si riconosce nel suo genere biologico, ma rifiuta la polarizzazione duale "rosa-azzurro" e non si rappresenta esattamente in nessuno dei ruoli sociali “tradizionali”, maschile o femminile. E “Uniti nella musica”, nell’Europa “Unita nella diversità”, esprime proprio il bisogno di superare ogni contrasto, e di accettare la diversità in ogni sua forma. Lasciando che essa si possa manifestare, sul palco e nella quotidianità, ricevendo in cambio solo e soltanto rispetto, accoglienza. Anzi, la consapevolezza che è la diversità la vera "normalità". Un sogno che però s’infrange sulla realtà di innumerevoli contesti “on life” scanditi da barriere e bias, pregiudizi - umani, ma anche algoritmici - che creano temibili distorsioni. E ciò emerge in maniera ancor più netta nella Giornata contro l’omofobia, bifobia e transfobia, fissata il 17 maggio e nata nel 2004 per combattere le discriminazioni e le violenze, fisiche e verbali, reali e digitali, fondate sul genere e orientamento sessuale. Un'escalation intollerabile, amplificata dalle dinamiche web e alimentata da stereotipi radicati e perpetuati anche nella superficialità quotidiana degli intercalari e degli atteggiamenti, che si rilanciano pur non cogliendone esattamente neanche l'origine e il significato, e che non risparmiano nessun ambiente o contesto sociale o fascia anagrafica. Ne sono infatti vittime anche i giovanissimi, tra cui serpeggia il bullismo omofobo - con "effetti negativi sulla carriera scolastica e sulla salute psicofisica ampiamente documentati dalla letteratura scientifica" - al punto da indurre il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara a invitare le istituzioni scolastiche alla riflessione e all'approfondimento sulla lotta alle discriminazioni, sollecitandole a promuovere "la cultura del rispetto nella riflessione sui valori costituzionali di uguaglianza, pari dignità di ogni persona e di libertà individuale". E la Giornata è stata anche oggetto delle incisive parole del presidente Sergio Mattarella, che ha sottolineato come "omofobia, bifobia e transfobia costituiscono un'insopportabile piaga sociale, ancora presente e causa di inaccettabili discriminazioni e violenze, in alcune aree del mondo persino legittimate da norme che calpestano i diritti della persona".

Le ricerche di@LawLab sulla discriminazione on line

Da questa occasione prendiamo spunto per parlare di odio e discriminazioni in particolare nell’ambiente web con il prof. Pietro Falletta, direttore di @LawLab, laboratorio sulla trasformazione digitale di diritti, servizi e strutture, istituito nel 2016 presso il Centro di ricerca sulle amministrazioni pubbliche "V. Bachelet" dell'Università Luiss Guido Carli, svolgendo attività di ricerca consulenza e progettazione. Il prof. Falletta è Visiting Professor presso l’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne e titolare dei corsi di Diritto dell’informazione e della comunicazione e Diritto di Internet: social media e discriminazione presso la Luiss Guido Carli. È ICT Senior Consultant presso l’Agenzia per l’Italia digitale, ed è stato a Messina sul palco del Privacy Tour, in uno dei due talk tenutisi al Vittorio Emanuele nell’evento promosso da Ses il 12 aprile su “Informazione è protezione”. Anche il Lab Luiss, dopo l'iniziativa svolta a Lecce, organizza il 18 maggio a Catania un evento inserito sempre nell'ambito del Privacy Tour in cui si parlarà tra l'altro anche di discriminazioni di genere e orientamento sessuale sui social media, alla presenza di giovani delle scuole superiori.

L'intervista al prof. Falletta ha aperto l'ultimo numero dell'inserto Noi Magazine di Gazzetta del Sud

- Prof. Falletta, l'ambiente digitale è un contesto che desta particolare allarme sotto il profilo della produzione e diffusione di contenuti discriminatori e caratterizzati da linguaggio di odio: in base alle attività e ricerche di @LawLab quali sono le modalità più diffuse e le categorie che ne sono maggiormente bersaglio? «Le piattaforme digitali, e in particolare i social network, hanno estremamente amplificato condotte discriminatorie che, in passato, esistevano ma rimanevano tendenzialmente represse, almeno a livello verbale. Ciò ha consentito, da un lato, di far emergere fenomeni già gravi in passato ma meno visibili, come ad esempio le discriminazioni di genere e quelle per orientamento sessuale, ma, dall’altro, ha generato uno stato permanente di conflitto a causa del funzionamento stesso dei social, che tendono a polarizzare idee e confronti, e quindi a radicalizzare gli scontri anziché ricomporli. Le categorie più colpite dall’odio on line sono le donne e gli omosessuali, data anche l’assenza di previsioni normative a loro tutela in caso di offese verbali, istigazioni alla violenza e altre condotte discriminatorie». -Il laboratorio che lei dirige, in sinergia con il Garante per la Protezione dei Dati personali, ha avviato attività di educazione digitale e ha da ultimo aderito al Privacy Tour e ha organizzato nei giorni scorsi un evento in Puglia proprio con le scuole, mentre un altro si terrà il 18 maggio a Catania. In particolare, è stato affrontato il tema del bullismo, che - reale o virtuale - è sempre un atto di discriminazione, verso soggetti in stato di fragilità o debolezza, in qualche modo "diversi", spesso per l'orientamento sessuale o per altre caratteristiche: cosa è emerso dall'esperienza diretta con i giovani su questo fronte? «È emerso un grande bisogno di ascolto e comprensione. Durante la tappa del Privacy Tour di Lecce, il momento di maggiore attenzione dei circa 300 ragazzi delle scuole superiori che hanno partecipato si è avuto durante l’intervento dell’esponente di Mabasta, movimento antibullismo animato da studenti adolescenti, che ha raccontato storie terribili di isolamento, violenza e anche morte, nel silenzio attonito e attento di tutti noi. Con un messaggio finale importantissimo: non diamo per scontato quello che possiamo fare per una persona in difficoltà, a noi può sembrare poco o nulla, a lei può salvare la vita». -Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale generativa sta determinando nuovi motivi di allarme sul fronte delle discriminazioni, a causa di un addestramento degli algoritmi che spesso non tiene nel dovuto conto i requisiti del rispetto delle differenze e dell'inclusività. Quali sono i rischi, e come arginarli? «I rischi principali risiedono, ovviamente, nel cattivo utilizzo di questi strumenti, come può dirsi per qualsiasi altro strumento poco conosciuto e particolarmente potente. Come avvenuto in passato, lo sviluppo tecnico e tecnologico deve essere accompagnato da regole che ne definiscono la “sostenibilità umana” attraverso un bilanciamento tra crescita economica e tutela dei diritti fondamentali. Non mi riferisco solo a regole giuridiche, che l’Unione Europea sta introducendo proprio in questi mesi, ma anche a criteri di ragionevolezza e di competenza sull’uso degli algoritmi, al fine di evitare la scarsa trasparenza sul loro funzionamento e i potenziali effetti discriminatori che si possono produrre senza un intervento consapevole e competente dell’uomo nelle fasi di addestramento, ex ante, e di monitoraggio, ex post, della risorsa algoritmica. Spetta, in particolare, ai giovani ridurre questi rischi perché sarà affidato a loro, nelle aziende e nelle pubbliche amministrazioni, il compito di utilizzare le soluzioni di IA. Se lo faranno con la preparazione adeguata, liberi da pregiudizi e coscienti della rilevanza sociale del proprio ruolo, avremo un tessuto economico più ricco e una società più giusta». -Quali sono in generale gli strumenti per fronteggiare il diffondersi del linguaggio d'odio e delle discriminazioni, che dall'ambiente digitale sfociano spesso poi in comportamenti reali? Parliamo di strumenti volti a rimuovere il contenuto, cioè in una fase in cui il danno è avvenuto e non è sempre riparabile, ma anche e soprattutto di azioni preventive... E quale può essere in questo contesto il ruolo delle piattaforme? «L’Unione Europea ha introdotto negli ultimi dieci anni regole sempre più stringenti per evitare che le piattaforme digitali diventassero delle discariche d’odio. Lo ha fatto in un primo momento favorendo la responsabilizzazione dei più diffusi social network, attraverso codici di condotta redatti e monitorati di comune accordo, e, in tempi più recenti, introducendo procedure, per quanto possibile, rapide e snelle di controllo e rimozione di contenuti diffamatori e discriminatori. Anche in questo caso va, però, detto che il diritto può far poco di fronte alla moltitudine di contenuti immessi quotidianamente sulla rete. Il controllo preventivo delle piattaforme attraverso software specifici ha, ad esempio, consentito di ridurre drasticamente le violazioni on line del diritto d’autore. Applicare strumenti analoghi per contenere i discorsi d’odio è certamente più pericoloso perché rischia di comprimere la libertà d’espressione con pericolose forme di censura preventiva, ma anche qui, il mirato impiego di risorse dell’IA potrà certamente inibire i comportamenti più gravi e odiosi. Infine, occorre insistere sempre sul fattore principale che segna realmente il progresso di una società, ossia la diffusione della conoscenza. Innestare percorsi virtuosi di divulgazione e trasmissione delle conoscenze sui temi del digitale, come ha fatto il nostro Garante per la protezione dei dati personali attraverso il Privacy Tour, significa arrivare alle teste e ai cuori dei ragazzi per rimuovere mistificazioni, pregiudizi e paure e rafforzare sensibilità, attenzione e consapevolezza. È un compito che dovremmo sentire tutti, genitori, giornalisti, docenti, politici, amministratori, imprenditori, operai, perché da qui passa il reale approdo di ciascuno alla bellezza, all’eguaglianza e alla libertà».

UniVersoMe: la storia della Giornata e i dati più recenti

La storia della Giornata contro l'omofobia è stata ricostruita sull'ultimo numero di Noi Magazine da UniVersoMe, la testata giornalistica studentesca dell'Università di Messina. Il 17 maggio di trentaquattro anni fa l’omosessualità veniva cancellata dalla lista delle malattie mentali, stilata dall’Oms. Anche se ci vollero ancora quattro anni, affinché la decisione diventasse effettiva, con la successiva edizione del Dsm (Diagnostic and statistical manual of mental disorders), approvato nel 1994, questa fu un avvenimento decisivo per tutto il mondo. Fu Louis-Georges Tin, curatore del “Dizionario dell’omofobia”, l’ideatore della Giornata internazionale contro l’omofobia. Dal 2004 nel mondo, dal 2007 in Europa, questa ricorrenza, si è trasformata, nella Giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. In questa ricorrenza, vengono promosse iniziative che possano sensibilizzare quante più persone possibili sulle tematiche legate alla comunità Lgbti, nel tentativo di prevenire che si verifichino episodi di discriminazione e violenza per l’orientamento sessuale, come purtroppo continua ad accadere ancora e ancora, ogni giorno nel mondo. È momento di riflessione e azione per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale. Due anni fa, a Londra, è stato boicottato l’evento “Safe To Be Me”, che doveva essere la prima conferenza mondiale sui diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Un’iniziativa pensata nell’ambito degli impegni dell’UK verso la Coalizione di 42 Paesi per la parità dei diritti. L’evento doveva essere il più grande del suo genere con invitati politici, attivisti e funzionari di tutto il mondo, per rimanere nella capitale inglese per due giorni, in coincidenza con il 50esimo anniversario del primo Gay Pride della città.

L'Italia al 34. posto della Rainbow Map

L’“ILGA-Europe” – un’organizzazione internazionale non governativa, indipendente, che riunisce oltre 600 organizzazioni di 54 paesi in Europa e in Asia centrale – ogni anno dal 2009, pubblica la Rainbow Map, visitabile sul sito rainbowmap.ilga-europe.org, per la quale i 49 Paesi europei, vengono messi in ordine in base a leggi e politiche a favore delle persone Lgbti. Sessantanove criteri, suddivisi in macro-categorie: uguaglianza e non discriminazione, famiglia, crimini d’odio e incitamento all’odio, riconoscimento legale del genere e integrità fisica, spazio della società civile, asilo. Ogni Paese, dunque, viene giudicato con una percentuale, che può variare dallo 0% (grosse violazioni dei diritti umani) al 100%, che ne attesta, invece, il rispetto e la piena uguaglianza. Per il sesto anno consecutivo, Malta (89%) è al primo posto, seguita da Belgio e Danimarca. Ai posti più bassi si trovano invece Azerbaigian, Turchia e Russia e Armenia. L’Italia acquista solo un 25%, posizionandosi al 34° posto.

I dati allarmanti registrati da Gay Help Line

Nel 2021, Gay Help Line, canale di aiuto, segnala, in Italia, più di 50 contatti al giorno, fra chiamate e chat, più di 20mila all’anno complessivamente. Circa il 60% delle persone che chiedono aiuto ha tra i 13 e i 27 anni, e principalmente affrontano problemi in casa, per il coming out. Il 36% dei minori riceve un rifiuto da famiglia e amici al momento del coming out, mentre per il 17% dei maggiorenni ha comportato la perdita del sostegno economico da parte della famiglia. Ad aver difficoltà è un giovane su due e la percentuale aumenta al 70% per le persone transessuali. Il 30% degli studenti Lgbti, che ha contattato la linea di aiuto, ha rivelato di aver subito episodi di cyberbullismo e hate speech online. Sono anche incrementati i casi di mobbing e discriminazioni. Ciò che desta ancor più preoccupazione è la stima, secondo la quale, le denunce sarebbero molte di meno degli episodi che realmente accadono. La Gay Help Line riporta un aumento di ricatti e minacce subiti dalle persone Lgbti, passati dall’11 al 28%. Nell’anno della pandemia sono cresciute le minacce ricevute – dall’11% al 28% – e le discriminazioni sul lavoro – dal 3 al 15% – contribuendo ad alimentare il fenomeno dell’“under reporting”, la rinuncia a denunciare.

Il Privacy Tour torna in Sicilia: l'evento promosso da @LawLab Luiss a Catania

Proprio sui temi delle discriminazioni on line prosegue il Privacy Tour, l'iniziativa del Garante per la Protezione dei dati personali sull'uso consapevole del web che dopo la prima e la terza tappa organizzate in sinergia con Ses a Messina, torna in Sicilia con la quinta tappa, sabato 18 maggio dalle 10 alle 13 nell'Auditorium Diplomatici a Catania su iniziativa di Orientamento Luiss Guido Carli e Luiss @Law Lab in partnership con Google. L'evento si aprirà con il saluto di Enrico Trantino, sindaco di Catania, e di Claudio Corbino, CEO and Founder di Associazione Diplomatici & Change the World. A presentare il progetto saranno il prof. Pietro Falletta, direttore di @LawLab Luiss, e Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali. Sulle sfide dell'intelligenza artificiale l'intervento di Giuseppe G. F. Italiano, Director of the Graduate Program in Data Science and Management; Full Professor Department of Business and Management, Luiss, seguito dal primo cortometraggio su "Discriminazioni di genere e orientamento sessuale" realizzato dalle studentesse Luiss del Corso in Diritto di Internet: social media e discriminazione Giulia Filidi, Giorgia Arena, Elide Giuttari, Clarissa Ciaschi. Di strumenti per la protezione dei dati dei minori online, parental control e AI, rischi e benefici per i più piccoli parlerà Martina Colasante, Government Affairs & Public Policy Manager Google, mentre sulla privacy nell’era dell’AI, trasformazione dei dati e deepfake si soffermerà Elio Guarnaccia, avvocato amministrativista e Data Protection Officer. Seguirà il secondo cortometraggio "Libertà di espressione 2.0 Sfide e Opportunità nel mondo connesso", realizzato da studentesse e studenti Luiss del Corso in Diritto di Internet: social media e discriminazione Serena Cannavale, Riccardo Cardaci, Gaia Di Filippo, Corrado Palma; quindi il terzo cortometraggio "La monetizzazione dell’odio" realizzato sempre nell'ambito del Corso in Diritto di Internet: social media e discriminazione Luiss da Xie Di Sofia, Marco Eterno, Federico Emiliani, Matteo Minenna. Quindi lo Spazio LiquidLaw – Gioco Cartoon sull’Intelligenza Artificiale a cura di Marco Mancarella, docente di Informatica giuridica e Informatica dei media digitali presso UniSalento e l'intervento a cura dei divulgatori di GEOPOP. Parteciperanno alcune scuole superiori catanesi: il Liceo Classico Statale Nicola Spedalieri; l'Istituto Tecnico Industriale Statale Archimede; il Convitto Nazionale Cutelli; il Liceo Statale “E. Boggio Lera”.

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