Scarlett Johansson contro OpenAi: mi ha rubato la voce. Il colosso dell’IA smentisce la star di Her, ma mette in pausa Sky
OpenAi ha messo in pausa Sky, l'assistente virtuale dell’ultima versione di ChatGpt dopo le proteste, anche legali, dell’attrice Scarlett Johansson, secondo cui la voce usata dal colosso dell’intelligenza artificiale assomiglia «sinistramente» a quella di Samantha, la seducente interfaccia femminile da lei interpretata oltre dieci anni fa nel film Her. «Sono scioccata, arrabbiata, incredula», ha mandato a dire la diva a Sam Altman, il Ceo di OpenAi minacciando di mettere in mezzo gli avvocati. La diva sostiene di non aver mai dato il suo assenso pur essendo stata stata contattata ben due volte da Altman che le spiegò come la sua voce sarebbe stata «di conforto» per i clienti e «in grado di colmare il gap tra aziende tech e creativi». Altman a sua volta ha negato di aver rubato la voce alla Johansson: «Quella di Sky non è la sua e non c'è mai stata l’intezione di fargliela assomigliare. Abbiamo scelto l’attrice dietro Sky prima di contattare Scarlett. Ciononostante abbiamo deciso di mettere Sky in pausa per rispetto nei suoi confronti». La voce, alla pari delle altre di ChatGpt-4o - Breeze, Cove, Ember e Juniper - sarebbe stata registrata la scorsa estate. Solo Sky è stata sospesa a partire dall’ultimo fine settimana. Per la Johansson, due volte candidata agli Oscar per Marriage Story e JoJo Rabbit, quello di Sky è un caso in cui la vita imita l’arte. Non è solo la star di Lost in Translation - L'Amore Tradotto a notare che la voce del nuovo chatbot sembra clonata da quella di Samantha. Secondo Alissa Wilkinson, critico cinematografico del New York Times, OpenAi l’ha disegnata con in mente una donna «vagamente provocante e attenta ai tuoi bisogni», proprio come quella del film premio Oscar di Spike Jonze su un uomo (Joaquin Phoenix) che si innamora di un computer. Il film era ambientato in una Los Angeles futuribile in cui l’uscita sul mercato di un nuovo sistema operativo provvisto di intelligenza artificiale, in grado perfino di apprendere ed elaborare emozioni, rivoluzionava inaspettatamente il rapporto con la tecnologia. La disputa va al cuore delle preoccupazioni dei creativi di Hollywood su come l’IA rischi di danneggiare seriamente il loro lavoro. Scarlett, in una dichiarazione diffusa ieri notte, ha detto di aver rispedito al mittente la prima proposta di Altman in settembre, nelle settimane calde dello sciopero degli attori e mentre gli sceneggiatori raggiungevano un accordo con le major in cui l’IA era stata una delle principali materie del contenzioso. Nonostante il primo diniego, Altman era tornato alla carica due giorni prima dell’uscita del demo di GPT-4o, l’ultimissima versione, lanciata a San Francisco la scorsa settimana, di ChatGPT in grado di interagire verbalmente con l’utente. Il sistema entrò in funzione «prima che potessimo connetterci», ha detto Scarlett, i cui avvocati hanno ora chiesto a OpenAI di "spiegare nei dettagli l’esatto processò con cui sono arrivati a sviluppare la voce.