
Uno dei santi più amati dalla pietà devozionale siciliana e non solo è certamente Antonio di Padova. Non esiste infatti paese che non veneri la figura del portoghese e ne ricordi le grandi gesta. La pietà popolare lo invocava in passato come protettore degli amanti, ma anche aiuto quando qualcosa non si trovava o andava perduta. Oltre ad essere il Santo per antonomasia a cui si consacrano i bambini, viene ancora invocato per tutti i bisogni a cui si riferiscono i miracolati ed è fra i più amati e venerati al mondo.
La storia
Il Santo dei Miracoli ha con la Sicilia un rapporto alquanto singolare. Era il 1220 quando Fernando de Bulhões entra a fare parte dell’ordine francescano con il nome di Antonio. Sempre nel 1220 decise di andare in missione in Marocco per portare la Parola di Dio. Ma dovette abbandonare il Marocco a causa di una malattia tanto grave da imporre il rientro in Portogallo. Ecco che, durante il rientro, una tempesta scagliò la sua barca contro la costa orientale della Sicilia fra Milazzo e Messina. Era l’inverno 1221 quando Sant’Antonio naufragò a Capo Milazzo. Si racconta che alcuni pescatori del luogo lo soccorsero, riparatosi in una grotta, poi diventata una Chiesa dedicata al Santo. Una volta guarito, il Santo dei Miracoli raggiunse il Convento dei suoi confratelli a Messina - dove Sant’Annibale M. Francia dopo il terremoto del 1908 recuperò la famosa mattonella con stille di sangue di Antonio a seguito del suo famoso “miracolo del pozzo” - e da lì intraprese il cammino verso Assisi per assistere al Capitolo Generale convocato da Francesco, “il poverello d’Assisi”.
Il culto a Milazzo
Nella cittadina di Milazzo, nell’omonimo capo, sorge un santuario rupestre a strapiombo sul mare: fu lì che si rifugiò Antonio dopo il suo naufragio. Questo diventò luogo di culto già nel 1232, per divenire chiesa nel 1575. Grandi funzioni e cerimonie si organizzano ogni anno a ridosso del 13 giugno, culminanti con la processione e la lunga notte del transito del santo.
Il culto a Messina
Nella città dello stretto i luoghi legati a Sant’Antonio sono due: la basilica santuario di Sant’Antonio, retta dai padri rogazionisti, e la Basilica di San Francesco all’Immacolata dei frati minori conventuali, dove Antonio compì il suo primo miracolo e nel cui giardino è custodito il pozzo del Santo. Il convento, infatti, già presente nel 1212, non possedeva un pozzo e Antonio fece sgorgare dell’acqua nel giardino. Pochi giorni dopo il superiore, ritornato da Assisi, riprese aspramente il frate che, mortificato, si flagellò pubblicamente genuflesso a terra e alcune gocce del suo sangue caddero per terra sul pavimento, gocce che miracolosamente sono ancora visibili nella famosa mattonella. Nel giardino è anche presente l’albero di aranci, definiti portogalli, che Antonio piantò vicino al pozzo a ricordo della sua amata terra portoghese.
La festa del Santo si svolge nei due santuari. In quello di via Santa Cecilia, ad opera di Sant’Annibale M. di Francia, fu diffusa la tradizione dei “pani benedetti”, distribuiti nelle giornate del 12 e 13 giugno. La domenica successiva al 13 giugno si svolge la processione del Carro Trionfale. Alto sette metri a forma di globo, sulla cui sommità è posto il simulacro del santo, rivestito di oro ex-voto, attorniato da bambini e bambine vestiti da marinaretti e dai paggi di Sant’Antonio. Il carro è preceduto dal busto reliquiario del Santo, proveniente da Padova. Il carro attrae tanta gente che, scalza e vestita con l’abitino francescano, lo spinge lungo il tragitto processionale. Nella settimana del 13 giugno si svolge invece la “Notte Bianca”, una manifestazione culturale che interessa lungo le vie adiacenti la chiesa.
Dalla basilica di San Francesco prende vita un’altra processione, nel pomeriggio del 13 giugno, lungo le vie adiacenti il viale Boccetta, a conclusione di appuntamenti religiosi e devozionali.
Il culto nel resto della Sicilia
Il Santo è particolarmente venerato a Comiso, dove la domenica successiva al 13 giugno, avviene la tradizionale sfilata folkloristica dei carretti siciliani. Questi sono artisticamente addobbati per la raccolta del pane votivo, che precede la processione pomeridiana del santo. Vi sono poi Adrano, Enna, Menfi, Siracusa, Aci San Filippo, accomunate dalle tredicine e dalle processioni serali. A Poggioreale la festa del santo è occasione di rientro dei tanti emigranti argentini. Essa culmina con una solenne, sontuosa e composta processione del santo sino a tarda sera illuminata da migliaia di lumi, di cui parla anche Pitrè. Nella cittadina di Cianciana il culto si lega alla fondazione della cittadina, ad opera della famiglia Joppolo, fondatrice della città nel 1646 e assai devota al Santo. Caratteristiche della festa sono le “alborate”, ovvero lo sparo di moschetteria all’aurora e la bella processione lungo le vie riccamente adorne e parate a festa. Capo d’Orlando, in provincia di Messina, il santo di Padova è protettore di “Piana”, una contrada della perla del Tirreno. Anche qui Antonio si lega al mare ed è proprio a ridosso della festa che una piccola statua del santo è imbarcata, con annessa benedizione del litorale orlandino. A Leonforte, nell’ennese, è invece tradizione l’allestimento della fiera di Sant’Antonino, dall’11 al 13 giugno. Al Santo di Padova si lega anche Capizzi, che lo festeggia però nel mese di settembre. Decine e decine di fedeli alle prime luci dell’alba compiono “U viaggiu a Cannedda”, lungo quattro ore attraverso i boschi dei Nebrodi. A Gravina di Catania “U Santuzzu” è il santo patrono della città ed è omaggiato dalle tradizionali modalità etnee, con la presenza di luminarie, un grande cereo barocco votivo, giochi artificiali. A Bolognetta, nel palermitano, oltre ad essere festeggiato il 13 giugno, si ricorda la seconda domenica di agosto durante la festa del Patronato insieme alla Vergine Immacolata. In occasione della festa si compie la cosiddetta “Vulata di l’ancili”, in cui delle bambine vestite di angeli “volano” su due fili collegati sui balconi frontali. Sono tanti ancora i paesi che celebrano Antonio, ancor di più le devozioni familiari e personali. Un’immaginetta, una piccola statua, una sua raffigurazione sono ancora presenti in ogni casa siciliana. Davanti a queste immagini, un tempo, si sciorinavano rosari e cantilene, tredicine dialettali che, in forme diverse, ancora si tramandano di generazione in generazione, come riportano le “Rusarianti” di Enna, gruppi di donne che ogni giorno del mese di giugno, all’alba, si recano pellegrine in duomo in onore della patrona della città Maria SS. Della Visitazione. Proprio il 13 giugno sogliono iniziare il quotidiano cammino recitando una “razioni” tanto cara agli ennesi e non solo.
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