
«E' brutto». Sono le parole di Papa Francesco riportate in una intervista al Corriere della Sera da Sergio Alfieri, il capo dell’equipe medica del Gemelli che ha curato il Pontefice. Quello è stato «il momento peggiore», dice il medico: «Per la prima volta ho visto le lacrime agli occhi ad alcune persone che stavano intorno a lui. Eravamo tutti consapevoli che la situazione si era ulteriormente aggravata e c'era il rischio che protesse non farcela». «Decide sempre il Santo Padre», racconta. Allo staff il Papa ha detto: «Provate tutto, non molliamo. È quello che pensavamo anche tutti noi. E nessuno ha mollato». Francesco «è stato sempre vigile. Quella sera è stata terribile, sapeva, come noi, che poteva non superare la notte. Lui però sin dal primo giorno ci ha chiesto di dirgli la verità e ha voluto che raccontassimo la verità sulle sue condizioni. Nulla è mai stato modificato oppure omesso».
«Per giorni abbiamo rischiato danni ai reni e al midollo ma siamo andati avanti, poi l’organismo ha risposto alle cure e l'infezione polmonare si è attenuata». Poi l’altra crisi: «È stato terribile, abbiamo pensato davvero di non farcela. Lui si è sempre reso conto di tutto ma credo che la sua consapevolezza sia stata anche il motivo che invece lo ha tenuto in vita». «Lui ha il fisico affaticato, ma la testa è quella di un cinquantenne. L’ha dimostrato anche nell’ultima settimana di degenza. Appena ha cominciato a sentirsi meglio ha chiesto di andare in giro per il reparto. E poi c'è stata la sera della pizza: ha dato i soldi a uno dei collaboratori e ha offerto la pizza a chi lo aveva assistito quel giorno. È stato un miglioramento continuo e ho capito che aveva deciso di tornare a Santa Marta quando, una mattina, mi ha detto: «Sono ancora vivo, quando torniamo a casa?».
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