Un’ondata di voci e colori ha attraversato le vie di Messina. Un fiume che ha travolto ogni pregiudizio, invaso ogni angolo della città con un messaggio tanto semplice quanto universale: non esiste libertà vera se non è per tutti e tutte. È tornato lo “Stretto Pride”, giunto alla sua quinta edizione, e mai come quest’anno ha dimostrato di essere molto più di una festa: è stata una dichiarazione collettiva di esistenza, resistenza e speranza. Organizzato da Arcigay Makwan Messina e patrocinato dal Comune di Messina, dalle partecipate Atm Messina Social City, il “Pride” ha scelto uno slogan che è un manifesto: “Universalmente reali”. Perché i diritti non sono opinabili e la realtà delle tante persone che ancora oggi vivono marginalizzazioni, insulti, invisibilità, non può più essere ignorata.
Il corteo ha preso il via da piazza Antonello, animato da musica, balli, striscioni, costumi, famiglie e associazioni, attraversando corso Cavour, via Tommaso Cannizzaro e via Garibaldi, fino a piazza Unione europea. Un serpentone di centinaia di persone ha trasformato la città dello Stretto in un luogo di orgoglio condiviso. Ma, come ha sottolineato con forza l’influencer Rocco Tripodi, non si è trattato solo di festa: «Dove non c’è uguaglianza, manca civiltà. E noi non vogliamo vivere in uno Stato incivile. Non si tratta solo di orientamento sessuale, ma di riconoscere che ci siamo, che siamo qui. E non c’è stereotipo che tenga. Il Sud, spesso raccontato come chiuso e omertoso, oggi dimostra il contrario». Messina ha risposto con segni tangibili. Come ha ricordato l’assessora Liana Cannata «il “Pride” è l’occasione per fare il punto sui traguardi raggiunti e sui passi ancora da compiere. È dare spazio, oggi più che mai, al diritto alla pace e alla libertà per tutti». Sul carro della manifestazione, tra glitter e messaggi politici, Doretta, “drag queen” e madrina del “Pride”, ha sintetizzato il senso più profondo dell’evento: «Sotto questa superficie colorata c’è una battaglia seria, necessaria, per il diritto di essere sé stessi. Continueremo a scendere in piazza finché ci sarà bisogno di dirlo ad alta voce: esistiamo e vogliamo rispetto. Manifestazione come questa stanno cambiando davvero il volto delle città. Il Sud è tutt’altro che indietro: è pronto a guidare la trasformazione». Un concetto ribadito anche dall’assessora alle Politiche sociali Alessandra Calafiore: «Il “Pride” rappresenta un momento importante per riaffermare che ogni identità deve essere riconosciuta e protetta. Solo così possiamo parlare davvero di uguaglianza».
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