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Che "fame" di grandi eventi di sport, qui al Sud!

Lo sviluppo passa anche dalle imprese (alcune leggendarie e indimenticabili) del calcio, del ciclismo, del basket. E dagli investimenti per le strutture realizzate sul territorio

Una festa e un’opportunità Una tappa del Giro d’Italia a Messina: a maggio due appuntamenti in Sicilia (Avola-Etna e la Catania-Messina) e altrettanti in Calabria (Palmi-Scalea e la partenza da Diamante per Potenza)
Una festa e un’opportunità Una tappa del Giro d’Italia a Messina: a maggio due appuntamenti in Sicilia (Avola-Etna e la Catania-Messina) e altrettanti in Calabria (Palmi-Scalea e la partenza da Diamante per Potenza)

Una nobile storia. Fatta di imprese ed emozioni. Una vita a inseguire il riscatto anche nello sport, terreno fertile per inorgoglire pure per le più piccole comunità e trascinarle verso i lidi più ambiti. Per il nostro territorio lo sport ha spesso rappresentato l’occasione per evadere dagli affanni quotidiani e portare in alto il proprio scudo. Un importante ruolo sociale che ha spesso ben celato i tormenti di un Mezzogiorno storicamente un giro indietro rispetto alla vasta offerta del Centro-Nord. Un modo per dire «ci siamo anche noi» in un panorama in cui la ricchezza del Settentrione ha profondamente segnato decenni di sport d’élite.

Eppure la nostra terra il classico colpo l’ha spesso battuto, rispondendo con il cuore e la passione ai denari degli storici potentati. L’ha fatto nel calcio e nel basket, soprattutto, laddove girano milioni a fiumi e lasciare il segno è sempre stata un’impresa titanica. Il pallone ha narrato imprese memorabili nel nostro braccio di terra. Ad aprire la porta della gloria è stato il Messina negli anni Sessanta, in piena era di subbuglio italico. Non fu un caso che le imprese sportive di quei fantastici biancoscudati promossi in Serie A nel ’63 camminarono fianco a fianco al fiorente progresso di una città vanto di tutto il Sud. Poi arrivò il Catanzaro dei miracoli a indossare i panni di un’intera regione affamata di successo. E fu apoteosi nel capoluogo e in ogni angolo della Calabria in cui si mischiarono orgoglio e voglia di riscatto. Palanca era il simbolo di una squadra “operaia” e con un cuore grande così. E poi il fantastico ciclo della Reggina che riuscì a disputare nove campionati di Serie A dando nuovo lustro alla comunità calabrese. Fino al fulmineo ritorno del Messina nell’Olimpo del calcio con una città che per troppo poco tempo si gustò il privilegio di appartenere al salotto buono del nostro football.

Perché lo sport – e quindi il calcio che in Italia rappresenta la sua massima espressione – è una risorsa di qualsiasi territorio, specialmente se riesce a muovere l’economia portando al contempo lavoro. La Serie A nella nostra area ha mosso milioni di euro, è stata un toccasana per la nostra economia, ha dato impiego a giovani e meno giovani, ha avuto una funzione sociale non indifferente, ha stimolato la politica spingendo Comuni e Regioni a investire sul territorio per essere all’altezza dell’evento, ha fatto sognare intere generazioni e risvegliato quel senso di appartenenza a volte sopito.

Un volàno che ha messo il turbo a un’economia troppo spesso sofferente legata a uno sviluppo territoriale che, purtroppo, solo i grandi eventi sanno bene stimolare. Un’era dorata a rivitalizzare un territorio che nello sport ha trovato occasione per rinascere sul piano economico. Oggi la ricostruzione bussa alle porte e Calabria e Sicilia hanno intenzione di partecipare. L’appello è a Roma affinché il grande sport torni a essere di casa e i grandi eventi mettano le tende dalle nostre parti curando, in primis, l’aspetto infrastrutturale dell’impiantistica il cui restyling passa dalla disponibilità dei Comuni e dalla volontà dei Governi. Non si può immaginare un domani di vittorie senza gli investimenti che rappresentano la base per provare a vincere, per aver voce su scala nazionale.
Reggio ha voglia di tornare grandissima protagonista nel calcio come nel basket, rinverdendo una storia che parla da sola; Cosenza vive ancora con l’eterno sogno di mettere piede lassù dove non c’è mai stata nella sua lunga storia; Crotone si specchia nei giorni più difficili programmando un nuovo ciclo di vittorie; Catanzaro già da un paio di stagioni sta preparando qualcosa d’importante che la città attende impaziente; Messina non può stare ancora a lungo lontano dal calcio che conta.

E la politica dello sport può tendere la mano alle nostre piazze se Roma riuscirà ad aggiudicarsi gli Europei di calcio del 2032: una grande occasione di sviluppo economico-strutturale come successe per i Mondiali del ’90. Un po’ come accade con il Giro d’Italia che non porta solo gioia e buona pubblicità al nostro territorio ma anche qualche utile “toppa” alle nostre strade; l’evento delle due ruote quest’anno tornerà protagonista in Sicilia e Calabria con l’inevitabile grande riflesso anche sul piano turistico.
Il territorio ha “fame” di grandi eventi, basta poco per accenderne la passione e, solo con gli strumenti giusti, ci si può prodigare a centrare gli obiettivi. A scardinare una questione meridionale che investe da sempre anche lo Sport.

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