Forse i libri si pensano tra loro e c’è una scrittura che resiste al disordine della storia e agli sconquassi della natura. E quando la malora della guerra e la cecità di chi non vuol vedere si diffondono come una peste, bisogna pensare con Saramago «che non c’è altro suono all’infuori di quello delle parole dei libri, infiniti come l’universo». E poi ci sono luoghi come lo Stretto, parco mitopoietico della terra dove è nata la libertà di parola, tra anfibolia e parresia, tra rischio e responsabilità, terra generatrice di geni della letteratura, anch’essi infiniti. Non stupisce che si viva, adesso, un nuovo “Rinascimento dello Stretto” e voci di narratrici e narratori riempiano il nostro noi di tanti altri, in uno svelamento in cui gli dei della bellezza riescono a vincere gli dei della sventura. Come se dagli abissi dello scill’ecariddi le storie, i racconti, la poesia (poete e poeti qui sono nipoti dell’immensa Jolanda Insana) stringessero un patto di speranza con tutte le memorie, anche quelle poco felici. Forse si può trasformare la perdita in futuro, scrive Nadia Terranova, che nel rinnovato nostos alla sua Itaca con il romanzo “Trema la notte” (Einaudi 2022), i cui diritti sono stati acquisiti dalla nota casa di produzione Picomedia per un film o una serie televisiva internazionali, si accosta a un fatto indicibile come il terremoto dello Stretto del 1908, raccontando di due giovani destini che si incrociano e attraverso l’orrore guardano alla speranza. Se si dimentica, è come se non fosse mai successo, perciò quando il passato continua a scorrere con i colori di Lelio Bonaccorso, si è grati al talentuoso illustratore messinese per il suo recente “Vento di libertà” (Tunuè 2022, con introduzione di Nadia Terranova, con cui l’artista ha già firmato lo scorso anno “Caravaggio e la ragazza”: un altro ritorno sulle sponde dello Stretto, a illuminarne un grande che passò davvero dalla sua luce), una storia (tra le altre sue di passione civile) di resistenza femminile con le eroine messinesi Dina e Clarenza, ambientata nel 1282 nella Sicilia dei Vespri. E se raccontare serve a scatenare cataclismi narrativi, è dall’immaginario del 1908 che nasce “Cruel Peter” (2019), un mystery gotico del regista messinese Christian Bisceglia (acquistato in 80 paesi, tra i quali Cina e Usa), che ha trasformato la Messina prima e dopo il terremoto in uno straordinario set naturale, e ci fa aprire gli occhi pure su quello che non vogliamo vedere, con un grandangolo sul Gran Camposanto che entra nel tessuto della narrazione, come parte “viva” della città. Ma quanti corpi di donne ci sono voluti per arrivare sin qui e quante narratrici hanno scritto pagine di libertà alla luce della stessa luna appesa sullo Stretto. Storie che vivono e respirano una dentro l’altra, molte sommerse (piace qui ricordare, tra altre dimenticate, il tratto potente dei versi e dei romanzi di Rina Pandolfo), come quelle della poetessa e scrittrice messinese Letteria Montoro (1825-1893), esempio di intelligenza e spirito liberale (e di resistenza nei moti del 1848). La sua tomba al cimitero monumentale fu distrutta dal terremoto, ma come per un richiamo ancestrale Terranova fa “rinascere” la Montoro in “Trema la notte” ricordando il romanzo “Maria Landini”, una storia di ribellione che presto sarà ripubblicato da un editore messinese. Il futuro bisogna avere il coraggio di andare a prenderselo, come fa il protagonista di “Il profumo della libertà” (Mondadori 2021), che parte per la Merica all’inizio del ’900 dal microcosmo del casale peloritano di Gesso, una storia dalla cifra incantatoria con cui la scrittrice messinese Giovanna Giordano dà profondità all’epopea dell’emigrazione. E a proposito dell’incrociarsi di sguardi in questo “Rinascimento dello Stretto” (per tacere di tanti pittori e scultori che operano qui e ora), il più recente, lucido e ardimentoso tentativo di sovvertire la “forma romanzo” porta la firma d’un messinese: Alessandro Notarstefano, con la sua “non-storia” “L’orizzonte degli eventi” (Nardini Editore 2021), densa di sogni, di finzioni, di “memorie”. Ed ecco Mattia Corrente, di Librizzi, col sorprendente romanzo d’esordio “La fuga di Anna” (Sellerio 2022), una quête memoriale e fisica, un’antiodissea nei luoghi della provincia peloritana, e i messinesi Gugliemo Pispisa, che con il bolzanino Jadel Andreetto firma il giallo sociale “La parola amore uccide” (Rizzoli 2022); Amy Pollicino col visionario romanzo “Psycho Killer” (Giulio Perrone 2021); lo sceneggiatore di lungo corso Mario Falcone con lo scialo di vite sprecate nella storia, appena uscita, di “Manuela” (Giulio Perrone 2022). Sì, il Rinascimento è qui.