Una femmina”, opera prima del cosentino Francesco Costabile, presentata al Festival di Berlino e ora candidata a due David di Donatello, rappresenta solo il più recente dei successi conclamati ottenuti dalla Calabria Film Commission ed è la conferma di come il cinema – e anche le fiction tv – siano una strada che molto ha dato e molto può dare alla Calabria. La Fondazione che fa capo alla Regione, dopo l’intenso e incisivo periodo di Giuseppe Citrigno e quello commissariale di Giovanni Minoli, è stata adesso affidata allo stilista lametino Anton Giulio Grande, che ha vestito attrici di cinema e tv. L’organo di indirizzo è fondamentale, visto che è ormai consolidato ed evidente come il cinema è un’importante risorsa, sia di lavoro specializzato sul territorio (oltre all’indotto) sia, e forse ancora di più, di valore aggiunto alla rappresentazione seria e giusta di una regione, spesso dimenticata dai mass media oppure ricordata solo per fatti di ’ndrangheta. Quasi sempre tralasciando, in maniera più dolosa che colpevole, tutti i valori storici, antropologici, turistici e culturali. Costabile, comunque, ha dimostrato che si può parlare anche di “famiglie” malavitose, se lo si fa con qualità e occhio particolare, spostando la messa a fuoco sulla capacità endogena di ribellione. Altri film finanziati dalla Commission hanno esaltato le potenzialità naturalistiche della Regione (“Padrenostro” di Claudio Noce con Pierfrancesco Favino, premiato come migliore attore a Venezia nel 2020), oppure hanno raccontato fatti storici fortemente simbolici ma dimenticati (“Aspromonte” del reggino di Polistena Mimmo Calopresti, che ha “sfruttato” alla perfezione un attore particolarissimo come Marcello Fonte), o ancora hanno rovesciato il modo di filmare (“Il buco” di Michelangelo Frammartino, originario di Caulonia, premio speciale della giuria alla Mostra di Venezia 2021 e girato nell’oscurità dell’Abisso di Bifurto). L’elenco potrebbe essere ancora lungo, anche grazie ai corti e ai tantissimi premi, a cominciare dai David di Donatello. E, ancora, non si deve guardare solo ai festival o alle sale cinematografiche, ma badare alla notevole diffusione che avviene attraverso le piattaforme tv. Due dei tanti possibili esempi arrivano da “L’afide e la formica”, opera prima del lametino Mario Vitale e interpretato da Beppe Fiorello, visibile su Sky, e da “L’incontro” del taurianovese Salvatore Romano, interamente girato nel Parco del Pollino, visibile su Prime Video. Insomma, cinema e fiction hanno già dimostrato che un’altra Calabria (bella e creativa) è possibile, anzi esiste. Attualmente si stanno girando opere finanziate nel 2019 e nel 2020 (alcune erano state bloccate dal covid) e nel 2021 sono stati concessi nuovi finanziamenti per un totale di3 milioni di euro. Le produzioni sono tenute a spendere sul territorio calabrese il 160% del contributo concesso per una ricaduta economica diretta sul territorio prevista per circa 5 milioni di euro. Inoltre, devono obbligatoriamente prevedere l’impiego di attori e professionalità residenti in Calabria e l’ambientazione sul territorio regionale. Tutto questo ha già generato la valorizzazione di registi calabresi e ha permesso la nascita di realtà produttive nella regione. Una strada maestra su cui occorre continuare.