Domenica 22 Dicembre 2024

La sfida delle eccellenze, la Sicilia che brilla

Porto Empedocle. L'unità di imbarco di Italkali, da dove partono le navi per il mercato italiano ed estero

Cinque milioni di anime, una fuga dall’isola che da almeno due lustri non trova argine. Il calo della popolazione siciliana sembra spiegarsi anche con l’analisi dei dati relativi alla disoccupazione, che qui raggiunge il 18 per cento. Drammatico, addirittura, il dato sulla disoccupazione giovanile che tocca il 48,3 per cento. Cartina di tornasole rassegnata da altri disastrosi indicatori. E tuttavia non mancano le eccellenze, fiori all’occhiello di una desertificazione che affligge più ambiti. Segnali di speranza che devono indurre, se non all’ottimismo, alla costruzione di un futuro che riservi sorti progressive. Nel 2021 – dati più recenti non se ne hanno – la Sicilia ha chiuso con un incremento dell’export, rispetto all’anno precedente, pari al +26%. Undicesima regione italiana: 28 miliardi di euro il giro d’affari. Tutti i prodotti merceologici hanno registrato valori in significativa crescita. A trainare sono i prodotti petroliferi raffinati, quelli chimici, gli apparecchi elettrici, gli articoli farmaceutici. Il Paese in cui la Sicilia esporta di più sono gli Stati Uniti. C’è, dunque, una Sicilia che resiste, e non solo quella dei grandi apparati. Perché possiamo contare su imprese familiari e su realtà di conclamato valore, dagli assetti aziendali più vari, che hanno assunto dimensioni internazionali. Molte hanno ottenuto riconoscimenti da Confindustria e vale la pena citarle. Un polo d’eccellenza nel settore dei microchip a Catania, una piccola Silicon valley che può crescere ancora. La “Ved” di Priolo Gargallo (Sr), con il nome Eurosket, fornisce guarnizioni industriali e montaggio di tubi in vetroresina. Ha sviluppato tecnologie avanzate e apprezzate. La “Cosedil” di Santa Venerina (Ct), impresa costruzioni attiva in tutta Italia, realizzatrice – tra l’altro – di centri commerciali, direzionali e turistico-ricettivi. Si occupa d’altro la palermitana Fidimed, cooperativa per azioni di garanzia collettiva dei fidi ad alta affidabilità. In costante ascesa la “Caffè Moak”, nata nel 1967 a Modica (Rg). Dimensione internazionale ha la Tecnozinco, che da oltre 40 anni realizza la zincatura a caldo secondo i più alti standard qualitativi: l’azienda è diventata “green” molto prima che il mondo scoprisse questo concetto, alla luce degli standard di rispetto ambientale raggiunti. Nel Messinese spicca la Sicilferro Torrenovese. Fondata nei primi anni 80 da Rosario Scurria, con alle spalle anni di esperienza nel settore edile, oggi l’azienda è retta dai figli. A San Piero Patti, sui Nebrodi messinesi, un’altra autentica eccellenza, la “Nvp”. Il centro di ricerca è rimasto in Sicilia, con derivazioni a Milano, Roma e Napoli. È stata la prima in Europa a credere fortemente nel “4k” a a investire nel 2016 in questa tecnologia che si è diffusa nel broadcast. Dal dicembre 2019 la società è quotata sul Mercato Aim (oggi Egm) di Borsa italiana. È altresì un punto di riferimento sul mercato nazionale ed internazionale la Ergo Meccanica, leader nell’erogazione di servizi completi relativi alla progettazione, fornitura, montaggio e manutenzione di impianti industriali di ogni tipo. Ben altro terreno di sfida, ma valore internazionale ha infine l’Italkali, tra le principali aziende europee nell’estrazione, lavorazione ed esportazione della salgemma dalle miniere di Realmonte, Racalmuto e Petralia, del sale marino dallo stabilimento di Margherita di Savoia in Puglia; vanta anche una sede operativa in Norvegia. Sono questi i fari della nostra economia.

Una parola magica nell’agroalimentare: “biologico”

Se si accendano i fari sulle eccellenze della nostra terra, come non entusiasmarsi rispetto a ciò che rappresenta il comparto agroalimentare? Aziende che danno vita a prodotti di straordinaria qualità, ad altissimo gradimento nel mondo, con specificità provinciali. Un po’ di dati, che non mentono mai. Il numero di imprese attive nel Food & Beverage è pari a circa 8000 e il valore dell’export si attesa intorno a 1,3 miliardi di euro. Il contributo dell’agroalimentare al Pil della regione è pari al 5,5%. Ed è stata la domanda estera a sostenere il settore: le esportazioni sono cresciute in dieci anni del 68%, con un tasso medio annuo del 4,8%: il contributo maggiore è venuto dal F&B, le cui vendite all’estero sono aumentate del 73% contro il 63% dell’agricoltura. Ma c’è un dato che ci proietta, più di ogni altro, verso il futuro: la Sicilia è la prima regione italiana per superficie agricola dedicata al biologico (427.294 ettari su totale nazionale di 1.908.653) e con un numero di operatori che registra 11.626 unità su un totale nazionale di 75.873. La qualità dei prodotti e la loro specificità regalano sorrisi. Il territorio siciliano è caratterizzato dalla presenza di ben 28 selezioni Dop (Denominazione origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta), pari all’11,25% dei prodotti Dop e Igp italiani. Nell’ambito di questi 28 prodotti qualcuno tende a caratterizzare una intera area regionale (il Pecorino Siciliano), altri un determinato distretto territoriale (la ciliegia dell’Etna), altri ancora una ristretta area (il Pistacchio di Bronte), ma anche una piccola isola (il cappero di Pantelleria o di Salina). Infine, il “nettare” della nostra terra, il vino. Basti pensare che sono state 41 le aziende che al Salone internazionale di Verona hanno rappresentato la Sicilia sotto le insegne di Assovini, che riunisce 89 imprese. Una Sicilia vitivinicola capace di attrarre il mercato estero segnando un +13% nell’export dei vini nei primi nove mesi del 2021 (Wine Monitor-Istat), con oltre 103 milioni di euro esportati. A questi dati, si aggiunge il Consorzio Tutela Vini Doc Sicilia, che ha chiuso il 2021 con 95,8 milioni di bottiglie certificate con tale denominazione, in crescita del 6% rispetto al 2020. Eccellenze e orgoglio.

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