Una lettera di commiato ai tifosi del Napoli e poi per Ezequiel Lavezzi, detto il Pocho, è già tempo di infilare la nuova maglia rossoblù con il numero 11 sulla schiena e l'emblema della Tour Eiffel sul petto. Lavezzi è da oggi la punta di diamante della squadra degli emiri del Qatar, che dopo i fuochi d'artificio dell'anno scorso (Pastore, Menez, Sirigu), quest'anno - al momento - hanno messo in vetrina soltanto l'argentino. Ma è un pezzo pregiatissimo, anzi - secondo il direttore sportivo del Psg che lo presenta ai giornalisti con orgoglio - è il caso di "segnarsi questa giornata, perché Lavezzi è un campione che lascerà il segno nella storia di questo club". Ezequiel Lavezzi, un trasferimento infinito, tormentato ma finalmente andato in porto. Dopo la lettera di commiato ai suoi tifosi napoletani, diffusa sul sito del giocatore, il Pocho ha avuto pochissime parole per il suo passato. Anzi, ha ammesso che il trasferimento a Parigi gli stava a cuore: "ero tranquillo, non ho avuto paura perché sapevo che si trattava di qualcosa di solido - ha spiegato - per questo mi sono goduto le vacanze". Ha voluto con tutte le sue forze Parigi: "mi ha convinto il progetto del Psg - ha spiegato - la possibilità di crescere. Questo diventerà il più potente club del calcio insieme con il Barcellona. Ma ha contribuito anche la città, tutti sognano di vivere a Parigi. Pastore? Mi ha detto che è una grande squadra e che la città è bellissima". Via dall'Italia e da un campionato in ribasso? "No - assicura il Pocho - il campionato italiano non è in crisi, è sempre molto competitivo. Ma quando i dirigenti del Psg mi hanno parlato mi hanno detto che vogliono vincere qualcosa e questo mi ha convinto". A Napoli era un idolo, a Parigi non lo riconoscerà nessuno per la strada: "a me piacciono le sfide - ha risposto Lavezzi tirando fuori la faccia da scugnizzo - non so che rapporto avrò qui, ma cercherò di fare le stesse cose di quando ero a Napoli". Qualche pensiero in libertà con i giornalisti francesi che devono ricostruire la sua biografia ("da ragazzino il mio idolo era Caniggia", dice) poi qualche promessa, per lo più dovuta ("imparerò il francese molto velocemente, è importante"). Per il Pocho è già tempo di allenamenti e di nuovi compagni. Con un pensiero al Napoli e al San Paolo, lontani anni luce da un'estate parigina particolarmente grigia.
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