Alla vigilia di Milan-Crotone, sfida dai sapori forti e dalle sensazioni contrastanti per gli appassionati calabresi che seguono il calcio (considerato l’alto numero di tifosi che il club rossonero può vantare al Sud), a tenere la classica conferenza stampa di presentazione sulla sponda milanista c’era non un tecnico qualsiasi, ma Rino Gattuso, che la Calabria sportiva (e non solo) l’ha fatta impazzire di gioia nel 2006 nella magica notte azzurra di Berlino.
È stata l’occasione per “Gazzetta del Sud” per affrontare temi a tutto campo con il tecnico e bandiera rossonera: con questa maglia, da centrocampista e anche capitano, il ragazzo partito da Corigliano Schiavonea e che martedì compirà i suoi primi 40 anni, ha vinto tutto in carriera.
Non sarà una giornata come tante altre per Gattuso, che sta cercando di superare un particolare momento di difficoltà e alle ore 15 si troverà di fronte una compagine della sua regione, l’unica in A, che un paio di estati fa s’interessò a lui prima di ingaggiare Davide Nicola.
– Rino, torni a giocare contro una calabrese ma da allenatore dopo che, da calciatore, ormai quasi 10 anni fa, hai affrontato la Reggina al “Granillo”... Per uno come te, legato alle radici, questo evento che emozioni provocherà?
«Come sapete sono molto legato e orgoglioso delle mie origini, per cui fa sempre piacere giocare contro un club calabrese. Il Crotone è una squadra che conosco bene, tosta, dal grande temperamento. Noi dovremo avere l’atteggiamento giusto per riuscire a vincere questa partita sicuramente impegnativa contro un gruppo che dimostra sempre di voler lottare su ogni pallone per raggiungere l’obiettivo salvezza».
– Che momento sta vivendo il tuo Milan?
«Nei miei ragazzi deve entrare la convinzione che, al momento, non siamo bellissimi ma che possiamo diventare sempre più solidi. Siamo in semifinale di Coppa Italia e nei sedicesimi di Europa League, ma in campionato c’è da sistemare una classifica che, finchè la matematica ce lo permetterà, proveremo a migliorare per raggiungere posizioni ben differenti da quella attuale. Non abbiamo però la freschezza mentale e fisica per permetterci di fare calcoli, pensiamo quindi solo alla giornata. Serve la necessaria e giusta mentalità, dobbiamo imparare a soffrire ed a tenere il campo».
– Avevi parlato di calo fisico, oggi invece come stanno i tuoi giocatori? Hai chiesto rinforzi per questo mercato?
«Stiamo meglio, qualche giorno di riposo ci ha fatto bene e, con la speranza che i ragazzi seguano il programma che abbiamo consegnato per la settimana di sosta, al fine di non soffrire i carichi di lavoro alla ripresa degli allenamenti, speriamo presto di progredire ancora. Poi dovremo dimostrarlo sul campo, è ovvio. Alcuni giocatori devono ancora ritrovare la migliore condizione soprattutto mentale. Devo, comunque, dire che nessuno è venuto a chiedermi di andare via, per cui sono sicuro che in questa sessione di mercato non cambieremo nulla. Jankto, Dembelè? Non so da dove spuntino fuori questi nomi. Io mi auguro solo di non perdere gente per strada, speriamo insomma che non si infortuni nessuno».
– In un momento non certo facile per la squadra rossonera, che spinta ti sta arrivando dalla Calabria e dalle persone che ti hanno sempre sostenuto?
«Sento la vicinanza della famiglia e degli amici di sempre, che mi hanno sostenuto in ogni momento. Il calore non manca mai ai calabresi ed è bello sapere che c’è tanta gente che ancora oggi, nonostante mi sia trasferito dalla Calabria quando avevo appena dodici anni, mi segua e mi dimostri il proprio affetto».
– Cosa pensi del fatto che si sia giocato più volte nelle feste? Una iniziativa “all’inglese”...
«Le partite nelle feste sono state un successo per le società e le televisioni. Gli stadi erano pieni, con famiglie e bambini. In Inghilterra lo fanno da anni. Quando giocavo a Glasgow, ad esempio, ricordo che il derby si giocava il primo gennaio ed era un’emozione molto particolare».
– Affronterete al “Meazza” una squadra che in campo esprime grande carattere e tanta grinta...
«E sarà una giornata complicata, difficile. Per noi, tra l’altro, oggi nessuna partita è abbordabile. Se guardiamo alle prime gare della stagione, pensavamo fosse tutto più semplice. Invece, poi, le abbiamo prese nei denti. Per cui dobbiamo preparare bene la sfida e soprattutto non dobbiamo pensare alle valigie ma a conquistare i tre punti, che per noi sono fondamentali. Dobbiamo rispettare il Crotone: il nostro obiettivo è giocare su ritmi elevati per metterlo in difficoltà».
– Zenga ti ha fatto i complimenti...
«Si tratta di un grandissimo personaggio, mai banale, un idolo, per tanti anni fra i più forti portieri al mondo. Abbiamo molte cose in comune, abbiamo fatto esperienza all’estero, Walter mi piace molto, perché è uno vero».
– Hai già deciso se giocherà Calhanoglu? Come sistemerai l’attacco? In difesa, invece, confermerai l’assetto con Romagnoli accanto a Bonucci?
«Il reparto arretrato ha subìto dei gol anche in situazioni simili, quindi dobbiamo stare senz’altro più attenti. Ma non è una questione delle prestazioni dei singoli: dobbiamo migliorare di squadra. Calhanoglu? Ci può stare che giochi. Ha fatto vedere cose buone nelle ultime sfide. Kalinic s’è allenato anche nei giorni di vacanza e Cutrone si sa che ha grande voglia. Senza dimenticare un giocatore importante come Andrè Silva, che può dare sicuramente di più...».
Al Milan servono più gioco offensivo e più gol. «Piano con questa storia perché sennò il presidente attacca le due punte e la mezzapunta», ha sorriso, riferendosi non a Li Yonghong ma ovviamente a Silvio Berlusconi, che non smette di fare osservazioni tattiche.
– Martedì prossimo compirai 40 anni: che regali ti aspetti? E se dovessi ricordare dei momenti indelebili della tua carriera, cosa ti verrebbe in mente?
«Penso alla finale di Yokohama contro il Boca, ma la tristezza che ho provato dopo Istanbul non ha paragoni. Perdere non mi piace mai e certi ricordi non si cancellano. Tre punti col Crotone al posto della torta di compleanno? Metterei subito una firma».
– Nell'estate 2016 il tuo nome è stato accostato alla panchina del Crotone, poi non se ne fece nulla. Ti sarebbe piaciuto allenare nella tua terra?
«Io sono sempre stato molto testardo e il mio sogno, fin da quando ho smesso di giocare, era quello di arrivare un giorno ad allenare il Milan. Ho sfruttato tutte le opportunità che mi si sono presentate per imparare e crescere in questo nuovo mestiere, senza nessuna preclusione, Crotone compreso. Ora però mi godo questa opportunità fantastica che il destino mi ha regalato».