Il Bernabeu può attendere, ma il campionato anche. La Roma inciampa ancora e lo fa nel modo peggiore: dopo essere andata in doppio vantaggio e davanti ad una squadra non proprio trascendentale. Contro il Chievo finisce 2-2 ma la cosa peggiore non è tanto nel risultato, comunque pesante visto il ruolino di marcia di chi sta avanti in classifica, quanto nell’atteggiamento e nel modo. Oggi ai giallorossi serviva una prova convincente dopo il mezzo flop con l'Atalanta e la debacle di S.Siro e sembrava che le prodezze di El Shaarawy (10') e di un redivivo Cristante (30') bastassero a nascondere le lacune evidenti di una squadra oggi senza grinta, determinazione, carattere. Eppure, per scacciare le ombre di questo inizio stagione Di Francesco aveva deciso di abbandonare gli esperimenti e affidarsi al collaudato 4-3-3, approfittando anche dell’assenza dell’Amleto tattico Pastore. Per mezzora c'è riuscita. Per carità niente di trascendentale, ma contro il Chievo impalpabile di inizio partita sembrava bastare e avanzare. In un Olimpico pienotto (quasi 40mila paganti nonostante l’orario e la temperatura 'balneare' che hanno imposto due cooling break) e che ha tributato un omaggio sentito e 1' di silenzio alla memoria di Maria Sensi, la Roma, come sempre ha fatto fin qui, decide di giocare solo metà gara (oggi per la verità anche meno), regalando poi campo e pallone agli avversari. Il Chievo, sceso a Roma con un 4-3-2-1 pronto a trasformarsi in un 4-5-1, ha il merito di subire, incassare ma di non disunirsi, rischia anche lo 0-3 con Pellegrini a inizio ripresa poi approfitta del gol-gioiello di Birsa (7' st) per riaprire la partita che, meritatamente, si guadagna a una manciata di minuti dalla fine (38') con un gol di Stepinski bravo ad approfittare di uno svarione di Kolarov. Il solito 'terremoto' tattico di Di Francesco (dentro De Rossi e Kluivert, oltre a Karsdorp) per metterci una toppa e il ritorno al 4-2-3-1 non fanno altro che ingolfare la manovra. Dzeko non è in giornata e buon per la Roma che Olsen devia alla grande all'ultimo secondo un tiro a effetto di Giaccherini destinato al set. Se la Roma oggi era chiamata soprattutto a recuperare la sua identità tattica, che non può prescindere dalle corse sulla fascia e dalle incursioni degli interni, ebbene il problema non è stato risolto. Non tanto per i moduli, quanto per gli interpreti che vacillano a ogni soffio di vento e sembrano soffrire oltremodo la pressione di questo brutto inizio stagione. Eppure la Roma aveva fatto pensare di aver voltato pagina, con 45' tutto di marca giallorossa che ci ha messo 10' per sbloccare il match grazie a un bel 'taglio' di El Shaarawy bravo a mettere in rete un bel cross di Florenzi. Poi alla mezzora, un altro azzurro appannato di questo periodo, Cristante, sembrava aver chiuso la gara, premiando al meglio un assist al bacio di Dzeko. Poi il sussulto di inizio ripresa (palla gol sprecata da Pellegrini) e il buio, merito anche delle scelte di D’Anna (dentro Hetemaj per lo spento Obi) che vivificano prima Birsa, poi Stepinski e gelano i 40 mila dell’Olimpico che si chiedono che fine abbia fatto la Roma dello scorso anno.