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La Roma fa suo il derby, 3-1 alla Lazio e vittoria scaccia crisi

A volte il destino è beffardo e stavolta veste di giallorosso. Così succede che il derby romano n.149 di Serie A - Roma-Lazio 3-1 - viene deciso da un colpo di tacco di chi era appena subentrato (Pellegrini), da una punizione dell’ex fischiatissimo (Kolarov) e da un’incornata di chi (Fazio) aveva regalato il momentaneo pari ai biancocelesti. Tre gol scaccia-crisi per la Roma che abbattono una Lazio rinunciataria e pigra, pronta solo a pungere nelle ripartenze, ma la giornata-no di Milinkovic e L.Alberto oggi le hanno tolto in partenza ogni velleità.

La Roma si riprende così la scena dopo un settembre nero scandito da brutti ko, contestazioni e musi lunghi: vince il
derby, si riporta nelle zone nobili di classifica e soprattutto spazza via le nuvole delle ultime settimane, potendosi concentrare sulla sfida Champions di martedì contro il Viktoria Plzen. Era un derby che doveva dare due risposte: se la Roma era guarita e se la Lazio poteva sognare in grande.

Se la prima risposta è affermativa, il brutto scivolone di oggi, che si somma ai due ko contro Juve e Napoli, dice che la squadra di Inzaghi ancora non è pronta per certi livelli. La Lazio arrivava da favorita al big match, forte anche delle 5 vittorie di fila tra campionato e coppa, ma nel bellissimo pomeriggio romano gli scongiuri non sono bastati.

Un match non giocato benissimo, ma denso e pieno di occasioni da rete, con le 'chicche' dell’ennesimo gol di tacco romanista e alla bomba di Kolarov (preso di mira con dei buh dai suoi ex tifosi), che entra adesso negli almanacchi per essere l’unico giocatore, insieme allo svedese Arne Selmosson sessanta anni fa, ad avere segnato nel derby romano con entrambe le maglie.

Di Francesco e Inzaghi non regalano tatticismi e confermano le indicazioni della vigilia: torna di Dzeko, così come Florenzi che però parte nel tridente d’attacco, con Santon confermato basso a destra. I biancazzurri rispondono col solito 3-5-1-1, con Caceres per Wallace e cinque uomini sulla mediana. La grande densità a centrocampo e le marcature a uomo di Parolo su De Rossi e Nzonzi su Milinkovic inaridiscono la manovra ma non il tabellino che nel primo tempo conta diverse occasioni: Marusic e Immobile al 18', Dzeko al 23' (bravissimo Strakosha), Florenzi
al 26' stoppato alla grande da Felipe.

La svolta arriva però dalla panchina, visto che Pastore poco dopo la mezzora chiede il cambio e Di Francesco getta nella mischia Pellegrini, anzichè il più offensivo Cristante. Ma è proprio il classe '96, emblema di questo inizio di stagione difficile dei giallorossi, a indirizzare la gara (45') approfittando di un parapiglia in area tra El Shaarawy, Felipe e Strakosha e mettendola dentro di tacco.

La ripresa inizia in modo veemente con la Lazio che cerca quella profondità che non hai mai avuto nel primo tempo e la Roma che ha praterie di campo ma che per un motivo o l’altro non riesce a concretizzare. Di Francesco insiste nelle sue scelte tattiche (Under e Kluivert restano a bordocampo), mentre Inzaghi corre ai ripari inserendo Correa e Badelj per lo spento Luis Alberto e Parolo.

La Roma è padrona del campo, ma ci pensa Fazio a riaprire la gara, perdendo sciaguratamente un pallone e regalandolo a Immobile che si invola e batte Olsen (che non è Alisson). La Roma ha il merito di non accusare il colpo e così dopo appena 4' tutto torna come prima, grazie ancora a Pellegrini che si prende una punizione dal limite, una manna per il sinistro dell’ex Kolarov che la mette dove Strakosha non può arrivare e poi mostra il petto alla Sud. La partita finisce qui e c'è spazio e gloria anche per Fazio che si fa perdonare per l'errore del pareggio, buca per la 3/a volta il portiere albanese e torna a far felice il tifo giallorosso dopo un mese di passione.

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