Un fulmine a ciel sereno. O quasi. L'addio di Beppe Marotta alla Juventus, annunciato stasera dallo stesso manager bianconero, è una notizia che fa sensazione. Di sicuro lo è per i tempi e i modi con i quali è stata comunicata, a stagione appena iniziata e nell'immediato dopopartita di Juve-Napoli. Marotta ha rubato la scena, annunciando la novità ai microfoni di Sky. "Il mio mandato di amministratore delegato scadrà il 25 ottobre", giorno in cui l'assemblea degli azionisti è convocata per approvare il bilancio 2017/18. "La società e gli azionisti stanno attuando una politica di rinnovamento. Nella lista dei nuovi candidati non ci sarà più il mio nome". Parole che potrebbero essere interpretate attribuendo alla società la decisione di interrompere un rapporto cominciato otto anni e proseguito con reciproca soddisfazione. Almeno fino a pochi giorni fa. "Rimarrò nella Juve come direttore generale dell'area sport, per quanto tempo lo vedremo in futuro, dovrò parlare con il presidente. Sono stati otto anni bellissimi, oggi sono emozionato, non voglio aggiungere altro". Marotta assicura che nel futuro non c'è la presidenza della Federcalcio: "Smentisco categoricamente che io possa essere candidato alla Figc, in questo momento e' un'esperienza che non mi tocca". Alla carica di amministratore delegato potrebbe essere promosso Fabio Paratici, attuale ds bianconero. Gli indizi sarebbero la sempre maggior visibilità data al dirigente, a partire dal giorno della presentazione mondiale di Cristiano Ronaldo. Più difficile che il ruolo possa toccare a Pavel Nedved, vicepresidente bianconero. Ma di certo tra i papabili ci sono anche nomi esterni all'attuale Juve. Direttore generale dal primo giugno 2010 e ad dal 27 ottobre dello stesso anno, Marotta era arrivato alla Juventus dalla Sampdoria, portata al quarto posto e ai preliminari di Champions. Ha tessuto infinite trattative di mercato, portando in bianconero tanti campioni, da Barzagli - il suo primo colpo - a Tevez, Pirlo, Higuain, per finire con Cristiano Ronaldo. "Con lui sono stati quatto anni e mezzo belli, sul piano professionale e umano - dice Allegri, al quinto anno da allenatore Juve - è il miglior dirigente italiano, anzi europeo. Con il presidente Agnelli, con Nedved e Paratici ha costruito una società forte e vincente in campo. L'ho saputo ora, mi mancherà".